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L’ora di religione è sempre più laica, ma un docente su tre è gestito dalla Cei

Un insegnante di religione cattolica su tre continua ad essere gestito dalla Cei: a stabilirlo è una norma inserita nella Legge 186 del 2003, con cui si è introdotto il blocco al 70% relativo alle immissioni in ruolo dei docenti precari. Cosa significa questa soglia? Semplicemente che qualora il Governo riesca ad avviare il concorso riservato, sempre più necessario visto che nel frattempo i supplenti sfiorano le 15 mila unità e i posti vacanti si sono allargati a dismisura, alla fine della fiera sarà esiguo il numero di assunti a tempo indeterminato. Così, dopo avere atteso tanto tempo l’avvio di una procedura di stabilizzazione, ad entrare in ruolo saranno in prevalenza coloro che stanno alle soglie della pensione.

A sollevare il problema in questi termini, il 28 marzo è stato il sindacato Snadir, organizzando a due passi da Montecitorio il convegno “Educare al tavolo interculturale: l’insegnamento della religione nella scuola che cambia”.

Dopo avere ascoltato le posizioni di due esponenti del Governo – il senatore Mario Pittoni (Lega), presidente della commissione Cultura del Senato, e l’on. Flora Frate (M5S), della VII commissione Cultura della Camera – la parola è stata presa da Orazio Ruscica, segretario nazionale Snadir, il sindacato che da solo rappresenta il 35 per cento della categoria.

Tanti precari da assumere

Ruscica si è soffermato proprio sulla stabilizzazione dei 15 mila docenti precari di religione, a partire da oltre 2.500 vincitori dell’ultimo concorso, bandito nel 2003, che ancora attendono di essere immessi in ruolo.

Il sindacalista ha quindi parlato delle priorità da raggiungere nei prossimi mesi: “bisogna organizzare un concorso straordinario, delle conseguenti graduatorie ad esaurimento e superare la soglia del 70 per cento sui docenti di religione da assumere, portando la soglia indicata dalla Legge 186 del 2003 dal 70 al 90 per cento. Si tratta di obiettivi fondamentali per salvaguardare la categoria, anche perché nel frattempo la quota di clericali e suore che insegnano la disciplina si è ridotta sempre, passando dal 20 per cento a meno del 5 per cento”.

“Per risolvere il problema del precariato – ha continuato – occorre risolvere la situazione in tempi brevi: serve un decreto legislativo o governativo, che una volta approvato verrebbe discusso nelle commissioni parlamentari di competenza. Il tutto, deve avvenire in un tempo ragionevole. Diciamo sei mesi”.

I numeri ufficiali

“Inoltre – ha sottolineato – i numeri ufficiali ci dicono che il numero di cattedre di religione sul territorio nazionale non si sono ridotte, come si prevedeva nel 2003, quando è stato approvata la norma. Anzi, negli ultimi quindici anni i posti sono addirittura aumentati”.

Ruscica ha poi tenuto a ricordare che “i docenti di religione non sono portatori della dottrina cristiana: siamo in una situazione di ordine temporale. E il concilio vaticano, ancora prima il vangelo, ci dicono che questo frangente va affrontato nel quotidiano: questo aspetto appartiene ai laici, alla discussione”.

“Quindi – ha concluso il segretario Snadir – la verità non può essere insita né nella posizione dello Snadir, né dal Servizio nazionale. Mettiamoci seduti attorno ad un tavolo e troviamo una soluzione. Perché, come ha detto Papa Francesco, la precarietà lavorativa è una condizione disumana che va assolutamente superata”.

Alessandro Giuliani

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