Il Ministro è stato nominato (a voler essere precisi bisogna ancora attendere il decreto firmato dal presidente Mattarella che però a questo punto è poco più di una formalità), ma per conoscere l’organigramma completo degli incarichi ci vorranno ancora alcuni giorni.
La prossima settimana, infatti, dovranno essere nominati anche sottosegretari e viceministri.
Nel caso del Miur la questione non è affatto secondaria.
Anzi saranno scelte decisive che potrebbero influire non poco sulle politiche future in ambito scolastico.
Per esempio si è parlato molto nelle ultime ore di un ruolo significativo di Anna Ascani (PD) come viceministro. Ma cosa accadrebbe se davvero l’ipotesi andasse in porto?
Anna Ascani non è solo del PD ma è anche una “renziana” convinta: cosa succederà allora quando si parlerà della legge 107 e della abrogazione di quanto di essa è ancora in vigore?
Fioramonti e Ascani riusciranno a trovare un punto di incontro?
Altro interrogativo non da poco: che fine farà il sottosegretario Salvatore Giuliano, in quota al M5S? Viste le premesse è molto probaibile che non venga confermato e il motivo è semplice: i due alleati di Governo hanno ribadito che la discontinuità deve essere una regola. Ora, la nomina di Fioramonti è già uno strappo alla regola, e quindi è davvero difficile che in uno stesso ministero ci siano addirittura due deroghe.
Quindi è molto probabile che al posto di Giuliano arrivi un altro 5S, ed ecco che si riaprono i giochi per coloro che hanno ricevuto una nomination in questi giorni; ci riferiamo in particolare alla senatrice Granato e alla deputata Azzolina molto “gettonate” come possibili ministri anche nel mondo della rete.
Una soluzione potrebbe essere quella di chiamare un “tecnico”, ma dove si trova un uomo (o una donna) disponibile ad entrare nella “fossa dei leoni” del Ministero per mantenere gli equilibri fra i due alleati?
Il punto di tutta la questione ci sembra però un altro: le intenzioni del Ministro sembrano ottime (ma c’è stato mai un ministro che non abbia esordito con proposte mirabolanti?), ma ci pare che – almeno per ora – manchino le idee sul tema delle risorse.
Lo diciamo con il dovuto riguardo, ma francamente l’idea di recuperare soldi tassando le merendine ci sembra molto innovativa ma anche poco praticabile (è quasi certo che ad una misura del genere seguirebbe subito l’insurrezione del settore dell’industria dolciaria e magari anche delle stesse organizzazioni sindacali di categoria).
La nostra sensazione è che il prossimo ministro dell’istruzione dovrà lavorare molto per cercare di convincere il suo collega dell’economia ad aprire i cordoni della borsa. Ed è probabile che – in caso di mancanza di risorse – lo scontro fra PD e M5S all’interno del Ministero perderebbe di significato.
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