Di fronte a percentuali così modeste, soprattutto in rapporto agli altri ‘geniali’ Paesi, era doveroso (e obbligatorio per utilizzare e valorizzare, secondo li pressanti indicazioni europee, il PNRR – da mettere presto ‘a terra’ e non ‘sotto terra’-) un rapido intervento delle autorità competenti.
Come un’“infezione”, una iattura, una sventura, una punizione, una maledizione, l’Italia si trova sempre in ritardo (chissà perché), rispetto ad altre Nazioni, riguardo al livello scolastico raggiunto dagli studenti.
Forse, prima di auto-flagellarci (già ci pensano altri a farlo), dovremmo conoscere bene i sistemi educativi degli altri Paesi (storia, struttura, obiettivi), farne i dovuti raffronti e confronti e vedere se, realmente, in media, i nostri ragazzi non hanno le competenze dei loro coetanei europei.
Probabilmente gli ‘abitanti’ del Palazzo a questo ci hanno pensato, ma, qualunque siano le conclusioni, l’Italia sembra sempre essere penalizzata (potremmo dire ‘da sempre’) da un’eccessiva dispersione scolastica, prima a partire dalle scuola primarie, ora, fortunatamente, dalle secondarie di secondo grado.
Una tale lacuna non si può certo tollerare! E allora via, proposte su proposte per risolvere il problema e permettere a tutti di avere ‘carte’ di diplomi liceali e di laurea. Se poi dietro queste pergamene vi è poco o nulla poco importa.
Così come ad un giro di valzer, cambiano i comandanti ma non la politica scolastica.
Fresche fresche le ultime notizie sull’orientamento teso a indicare (o indirizzare caldamente) il giovine e la giovine a quei corsi di studi (liceali, universitari o altro) a loro sicuramente più congeniali. Che tutti possano fregiarsi del titolo di dottore (anche sul loro valore?)! Solo così il Paese potrà avanzare.
Non sono stati del tutto definiti concretamente e attivati i percorsi del ‘super-tutor’ e giù i nuovi volti del ‘potere’ hanno definito ‘camminamenti’ di formazione per i docenti relativi all’orientamento (apprendere come insegnare a orientare) e legati ad ore di lezione (pomeridiane e mattutine) per tutti gli allievi di ogni classe, dalla prima (dal biennio) alla quinta. In realtà l’attività di orientamento (in entrata e in uscita) è già prevista e attuata. Ora viene sensibilmente rafforzata.
Si arriva allora ad una sorta di altra materia disciplinare (senza nuovi e specifici docenti) da apprendere (‘sapersi orientare nella scelta alla propria formazione’), che si aggiunge all’educazione alla cittadinanza, alle prove invalsi e ai vari progetti o attività ‘extra’ o ‘para’ curricolari (volute o inevitabili) che, in modo direi esponenziale, crescono ogni anno di più e a cui gli allievi sono ‘persuasi’ a partecipare.
Si ha quasi la percezione che tutto sia calato e voluto dall’Alto (un Alto interno o esterno) e che un tale proliferare di interventi (difficili da coordinare e realizzare) non tenga del tutto conto delle autonomie delle scuole e delle garanzie costituzionali relative alla libertà di insegnamento.
Solo una percezione, probabilmente errata, ma una domanda sorge spontanea. Come riuscire a svolgere i programmi ministeriali in maniera decorosa se allievi e docenti sono cooptati (non sempre con adesioni del tutto spontanee) in altre ‘occupazioni’ (sempre di rilevanza educativa, sia ben chiaro)? O forse, ormai (chi scrive non l’ha ancora capito, sarà la vecchiaia) i programmi sono un’appendice a mille altre e più importanti attività formative, meglio dire inclusive o informative o orientative?
Ma servirà davvero, non solo teoricamente, tutto questo ‘travagliare’? Perché non provare a lasciare più libertà d’azione, seppur controllata, ai giovani, invece di volerli, a forza, incanalare verso sentieri in fondo decisi da altri? Perché non lasciarli liberi di trovarsi un lavoro ‘artigianale’, dopo aver frequentato i dovuti corsi? O forse tutti vogliono essere guidati ad alti titoli (validi o poco ‘veri’ non importa)?
Non tutto è ancora ben chiaro (che non sia un ‘pasticciaccio brutto” lo speriamo).
Chiaro è invece il turbinio metamorfico della scuola a cui, anche i docenti più canuti devono adeguarsi.
Bisogna tuttavia ammettere che i docenti non hanno un quadro chiaro e completo della situazione o se viene a loro fornito non sempre, come chi scrive, lo metabolizzano pienamente. Solo le Autorità hanno la visione giusta e completa e, certamente, prendono le decisioni più opportune per il bene della società.
Noi siamo come in una valle ombrosa e poco vediamo e sappiamo.
I Soloni, invece, sulla cima della collina, vedono lontano, sanno e ben decidono.
Ci vuole una giornata di sole però (un sole non accecante), se il periodo è nebbioso, anche loro rischiano di confondersi o (questo sarebbe il colmo..) di disorientarsi.
O no?
Andrea Ceriani
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