La lettera con cui il ministro Giuseppe Valditara si rivolge alle famiglie per ricordare a tutti l’importanza della scelta da compiere al termine della secondaria di primo grado ci riporta a “film” già visti in passato, per esempio con il ministro Bussetti.
Arrivato a Viale Trastevere il leghista Marco Bussetti, non avendo a disposizione nessun “gruzzolo” da spendere cercò infatti di costruirsi un po’ di consenso adottando due tre misure “a costo zero” che però aveva buone probabilità di essere apprezzate dai docenti.
E così l’alternanza scuola lavoro venne ridenominata “PCTO”, ovviamente senza spesa e anzi con un piccolo risparmio per le casse del Ministero.
Stessa cose fece con le prove Invalsi che, proprio con lui, cessarono di essere necessarie per essere ammessi all’esame di Stato.
E in men che non si dica consentì al tavolo contrattuale di eliminare la procedura della “chiamata diretta” da parte dei dirigenti scolastici introdotta dalla legge 107/15 voluta da Renzi.
Questa volta Valditara non ha disposizione molti strumenti per ottenere gratuitamente il consenso dei docenti; è vero che potrebbe mettere mano ad un ridimensionamento dell’Invalsi come in campagna elettorale avevano promesso alcuni politici di Fratelli d’Italia, ma è anche vero che una misura del genere sarebbe forse malvista dall’Unione europea.
E così il Ministro si è rivolto alle famiglie fornendo i consigli utili per le iscrizioni alla secondaria di secondo grado.
La lettera suggerisce innanzitutto di verificare accuratamente quali siano le reali offerte di lavoro sul territorio: “Se nella vostra regione – sembra voler dire il Ministro – le aziende chiedono esperti nelle biotecnologie e c’è scarsa offerta nel settore bancario forse dovete orientare la vostra scelta in una direzione e non nell’altra”.
Suggerimento sicuramente molto parziale soprattutto perché il “mercato del lavoro” è molto mutevole e non c’è nessuna certezza che i profili professionali che oggi sono molto gettonati esistano ancora fra 5-10 anni.
La sensazione è che il “messaggio” di Valditara sia un po’ semplicistico, come se le scelte scolastiche fossero legate esclusivamente al tema delle prospettive di lavoro.
In realtà, come è noto, i motivi che inducono un ragazzo ad iscriversi ad un liceo anziché ad un professionale sono diversissimi fra di loro e per la verità le prospettive occupazionali non sono sempre al primo posto nelle valutazioni delle famiglie e degli studenti.
Il Ministro parla anche di istituire nelle scuole il docente tutor che dovrebbe guidare gli studenti nelle loro scelte. Idea piuttosto curiosa per almeno due motivi: già ora al termine del percorso scolastico del primo ciclo la scuola fornisce alle famiglie un proprio “consiglio orientativo” sul prosieguo degli studi; in secondo luogo la secondaria di secondo grado ha fra i suoi compiti fondamentali proprio quello di “orientare” gli studenti e le studentesse e quindi questa è una funzione del tutto ineliminabile.
Insomma, quella del Ministro alle famiglie sembra davvero una lettera che “fa fine e non impegna” perché se davvero si volesse rafforzare la funzione di orientamento dei tre anni conclusivo del primo ciclo ci vorrebbero ben altre misure e, forse, servirebbero anche iniziative tese a rivedere in modo significativo l’impianto del primo biennio della secondaria di secondo grado, con la possibilità, per esempio, di passare da un indirizzo all’altro senza essere penalizzati più del dovuto.
Non da oggi nel dibattito sulla riforma della secondaria esiste l’idea che per fare del vero orientamento che elimini la dispersione è necessario che il secondo ciclo permetta flessibilità anche nei percorsi dei singoli studenti che non necessariamente devono studiare tutto quello che l’indirizzo prevede quando si avvicina il momento dell’uscita nel mondo del lavoro o all’università.
Senza trascurare la possibilità di istituire nelle scuole del primo ciclo dei veri e propri “staff” per l’orientamento che siano in grado di mettere insieme i dati del mercato del lavoro con interessi e motivazioni reali degli studenti.
Misure per le quali occorrono però risorse oltre che personale competente e formato.
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