Si è aperto oggi 16 marzo a Riccione il 7° Congresso nazionale della Cisl Scuola.
Molto attesa era la relazione introduttiva della segretaria generale Maddalena Gissi, tutta centrata sulle sfide del cambiamento che investono l’intera società e in modo specifico il mondo della scuola che è oggi chiamato a uno sforzo straordinario di aggiornamento e rinnovamento ma che è ancora “ben lontano dal vedersi riconosciuta una centralità nelle strategie di governo del Paese”. Dopo un doveroso riferimento ai temi drammatici della guerra in atto in Ucraina con una netta e chiara presa di posizione sulla non equidistanza tra aggressori e aggrediti e con una dichiarazione di massimo impegno in atti concreti di solidarietà alle persone costrette a fuggire dal loro Paese, la segretaria generale è passata a trattare le questioni più squisitamente sindacali.
L’ormai immediato avvio del tavolo di confronto per il rinnovo del contratto nazionale è l’argomento su cui si sofferma Gissi che ha sottolineato il fatto che questa trattativa potrebbe essere anche l’occasione per una ricucitura dei rapporti unitari, mettendo al centro finalmente il merito delle questioni “e non la ricerca della propria visibilità”.
Il riferimento è ovviamente ai contrasti, decisamente pesanti, che si sono aperti negli ultimi mesi anche a causa della conclusione del contratto sulla mobilità, con la firma della Cisl Scuola ma senza quelle degli altri sindacati (Flc-Cgil, Uil Scuola, Gilda e Snals).
Altro tema toccato dalla segretaria generale è stato quello della necessità di prorogare i 65mila contratti covid che scadranno il 31 marzo con il cessare dello stato di emergenza.
E poi uno sguardo all’intero sistema scolastico, a partire dalla questione del reclutamento che – ha detto Gissi – deve valorizzare l’esperienza di lavoro contribuendo a ridurre l’abnorme ricorso al lavoro precario; senza dimenticare la necessità di un forte rinnovamento della didattica da sostenere con investimenti in infrastrutture ma anche azioni sistematiche di formazione e aggiornamento.
Per combattere la dispersione e per aiutare i giovani ad inserirsi nel mondo del lavoro – ha concluso Gissi – è ormai indispensabile rivedere alla radice l’architettura del sistema confermando il carattere unitario e nazionale del sistema di istruzione, con un’offerta ampia e diversificata che renda realmente efficace, esigibile e produttivo l’accesso ad attività di istruzione e formazione almeno fino ai 18 anni.
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