È davvero possibile fare filosofia con i bambini della scuola dell’infanzia? Sembra di sì, a leggere il libro di Luca Mori, “Meraviglie filosofiche. Esperienze e conversazioni fuori dal comune alla scuola dell’infanzia” edito da Erickson, che viene appunto proposto agli insegnanti i quali possono già, fin dalla puntuale prefazione, entrare nel cuore pulsante del tema proposto, con altre due domande cruciali: in che senso e in che modo si può fare?
Ma a queste, spiega l’autore, se ne aggiunge un’altra questione, forse ancora più pertinente e determinante, considerata la fascia di età: perché la filosofia coi bambini?
“Fare filosofia con bambini e bambine è come invitarli a esplorare sentieri e paesaggi che, per essere attraversati, richiedono di sperimentare andature nuove e di trovare connessioni tra quel che si crede di sapere, e quel che ancora non si sa. Così facendo, anche i più piccoli si allenano ad affrontare il dubbio e l’incertezza”, spiega Luca Mori, dottore di ricerca in Discipline filosofiche presso l’Università di Pisa, che ha già testato il suo progetto di didattica filosofica in molte scuole dell’infanzia e della primaria di tutta Italia con risultati sorprendenti.
Il punto di partenza, per l’autore, consiste nel trovare nella storia della filosofia punti di partenza e “strumenti per far pensare” e dunque utili a conversare con i bambini per meravigliarli, appassionarli, discutendo con loro sulle stesse domande, gli enigmi, gli esperimenti mentali che hanno fatto discutere per secoli i filosofi.
Stimolare e valorizzare, in altri termini, un atteggiamento problematico e dubitativo nei confronti della dimensione naturale ed esperenziale, sollecitare la curiosità e l’apertura alla “meraviglia” del mondo, alla pluralità degli sguardi, coltivare il dubbio ed evitare il dogmatismo, predisporre alla ricerca.
Partire da premesse semplici ma fondamentali per appassionare i bambini, invogliandoli pure al desiderio di sapere, sfruttando con coerenza il metodo di conduzione e i tempi del lavoro nella ricerca di connessioni tra ciò che riguarda la problematica scelta per la conversazione, le esperienze fuori dalla scuola e quel che a scuola di studia.
Allenare, cioè, le capacità legate al ragionamento, all’argomentazione, all’ascolto attivo e all’uso del linguaggio.
Dopo una suggestiva, puntuale ed esaustiva presentazione, all’interno della quale, oltre a chiarire ogni dubbio relativamente all’approccio metodologico, spicca “L’albero delle parole-chiave”, sui cui rami pendono parole come “sentimenti”, “arte”, “comunicazione”, “amicizia” ecc, il libro, davvero singolare e oltremodo interessante, si divide in cinque capitoli, ognuno dei quali contiene del “laboratori” con cui incuriosire i bambini, con lo scopo, come è stato già accennato, di favorire un approccio alla filosofia come pratica di pensiero: Frammenti di filosofi; Esperimenti mentali; Favole classiche; Albi illustrati; Altri spazi di scoperta.
“A rendere filosofica la conversazione contribuiscono il punto di partenza che si sceglie, il modo in cui si cammina e la capacità del docente di lasciare spazio all’esitazione, al dubbio, al conflitto tra posizioni diverse. Prima ancora di manifestarsi sul piano della ricerca di soluzioni, la filosofia sta nel modo di porre le domande, nella capacità di mettere in questione – attraverso la domanda – quel che si è già detto e pensato, per arrivare a punti in cui è difficile decidere che strada prendere e le stesse domande devono essere interrogate e formulate in modo diverso”.
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