Politica scolastica

Lucia Azzolina ministro della Scuola: tanti problemi da affrontare, forse troppi [VIDEO]

La decisione di Giuseppe Conte di spacchettare il Miur creando due ministeri separati, quello dell’Istruzione e quello dell’Università potrebbe avere conseguenze importanti sul funzionamento dell’intera macchina amministrativa.

In molti danno per certo che l’attività dei due Ministeri subirà un rallentamento significativo.

Intanto i tavoli di confronto con i sindacati (il primo è previsto proprio per il 7 gennaio) potrebbero slittare di parecchio, forse anche di un paio di settimane.
Uno degli impegni assunti da Fioramonti potrebbe persino essere accantonato per qualche tempo: si tratta del disegno di legge in materia di abilitazioni all’insegnamento che, in ogni caso, ben difficilmente impiegherà meno di 4-5 mesi per essere approvato dalle Camere.

La prima difficoltà alla quale la neoministra Azzolina dovrà fare fronte è legata al fatto che l’annuncio della sua nomina non è stato accolto benissimo dal mondo della scuola.
I commenti negativi nei suoi confronti sono stati davvero tanti, legati soprattutto alla vicenda del decreto scuola.

Decreto che non ha dato una risposta all’intera platea dei precari che si aspettavano concorsi non selettivi e, soprattutto, la riapertura dei percorsi abilitanti speciali.
Ma la neo-ministra Azzolina dovrà affrontare anche ben altri problemi, tutti di difficile soluzione, a partire dall’avvio dei concorsi straordinari fino alla cancellazione delle classi pollaio.

Problemi ancora più complicati dal fatto che con la legge di bilancio non sono state stanziate risorse sufficienti per affrontarli.

Anzi per la verità con la legge finanziaria di risorse per la scuola non ce ne sono proprio, ad eccezione di pochi fondi per misure di carattere non strutturale.

E poi Azzolina dovrà affrontare una questione che sembra matematicamente irrisolvibile. Ci riferiamo al tema degli aumenti contrattuali: se il meccanismo attuale non verrà modificato alla radice, gli stipendi dei docenti rimarranno sempre i più bassi di tutto il pubblico impiego. Se infatti le risorse contrattuali usate per aumentare gli stipendi di tutti della stessa quota percentuale, è ovvio che le retribuzioni più alte resteranno tali e quelle più basse anche. Anzi, con questo meccanismo la forbice attualmente esistente fra gli stipendi degli insegnanti e quelli degli altri dipendenti statali non potrà che allargarsi.

Reginaldo Palermo

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