Il caso della docente di Rovigo colpita dai propri alunni da alcuni pallini provenienti da una pistola ad aria compressa lo scorso ottobre è stato amplificato dalle parole che l’attrice e comica Luciana Littizzetto, ex insegnante, ha pronunciato qualche giorno fa. La spalla di Fabio Fazio ha infatti quasi colpevolizzato la professoressa, accusandola di non essere stata abbastanza empatica.
A commentare la faccenda è stata Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola, che ha condannato in toto le dichiarazioni dell’attrice: “Mancare di rispetto, aggredire il proprio interlocutore, deridere o ledere la dignità di chicchessia, tanto più se si tratta di un insegnante, non può trovare giustificazione alcuna. Il rispetto non si tratta, si pretende, mediante l’esempio e l’azione educativa di cui sono privi, in particolare molti adulti. La showgirl Luciana Littizzetto nella sua esternazione avrebbe fatto meglio a dare l’esempio di adulto responsabile e cosciente della propria responsabilità piuttosto che parlare di empatia, dote importante in ogni relazione umana, ma non certo indispensabile per evitare di essere impallinati”.
E, a proposito di quelle che la Littizzetto ha chiamato “classi ingovernabili”, Barbacci ha affermato: “Esistono eccome, perché gli adulti non sono più punti di riferimento stabili e non sono esempio di rettitudine e di rispetto. La scuola riceve ciò che, in molti casi, la famiglia e la società trasmette ai ragazzi, ovvero arroganza, prepotenza, superbia, disprezzo e viene lasciata sola nello svolgere il difficilissimo compito dell’educare. Ciascuno, per la propria parte, si senta responsabile nell’aiutare i ragazzi a crescere, al meglio, se ne siamo capaci!”, ha concluso.
“Non è una questione di empatia ma di rispetto reciproco”, secca la risposta del segretario generale della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile, data a Adnkronos.
“Mi spiego, le aggressioni da parte degli alunni agli insegnanti sono in aumento e spesso vengono giustificate dai genitori e dal resto della società. Si tratta di atteggiamenti che non dovrebbero essere sottovalutati e minimizzati assolutamente. Più che alimentare, da parte della politica, un dibattito che in questi termini è, secondo me, senza prospettiva risolutiva, la discussione andrebbe riportata su un piano politico più ampio e coinvolgere i diversi attori”, ha detto, evidenziando la gravità dell’accaduto.
“Invece di cercare un colpevole, chiediamoci perché questo succede. Perché l’alunno si permette il lusso di fare questo? Un’idea me la sono fatta, perché di scuola ne parla sempre più chi non la conosce, chi non la vive tutti i giorni; perché la scuola è sempre più denigrata; perché per la scuola e per il personale che vi lavora c’è poco rispetto e scarsa considerazione di ciò che si fa con professionalità e dedizione. In un tempo non lontano l’insegnante godeva di un prestigio sociale, di una credibilità e di un’autorità educativa che costituivano un punto fermo per le famiglie e per la nostra vita collettiva. Tutto ciò va recuperato, lo diciamo da tempo, facendo molta attenzione a parlare di scuola con superficialità, trattandola bene anche attraverso una maggiore considerazione del personale che vi lavora. È un processo giornaliero che parte dalle parole. Una di quelle è rispetto”, ha concluso, invocando una maggiore considerazione sociale per gli insegnanti, così come chiede il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
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