Ma adotterebbe pure condizioni di lavoro discriminatorie
Infatti per l’Ue già a partire dal 2015 erano precari il 12% degli insegnanti che però nel 2022 sono arrivati al 25%, con un trend in aumento pari a 135 mila precari in un settennio.
Un abominio al quale la Commissione europea ha detto “basta”, deferendo l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Ue perché non ha posto fine, come richiesto, all’uso “abusivo” di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro “discriminatorie” nella scuola.
A sottolinearlo anche uno studio di Tuttoscuola, secondo cui nel 2015-16 i docenti supplenti nelle scuole statali con contratto a tempo determinato, annuale o fino al termine 30 giugno, erano stati complessivamente poco più di 100 mila, pari al 12% di tutti i docenti in servizio in quell’anno.
Ma proprio da allora il numero dei supplenti è andato aumentando fino ad arrivare nel 2022-23 ad oltre il doppio, quasi 235 mila, un quarto di tutti i docenti in servizio.
A essere fuori controllo, sarebbero soprattutto i docenti di sostegno precari, aumentati 92 mila unità in 7 anni con un più 250%, a cui si aggiungono i prof nei posti comuni: +42 mila pari al +66%.
Complessivamente il numero di docenti con contratto a tempo determinato su posti comuni e di sostegno è salito da 100.277 del 2015-16 a 234.576 nel 2022-23, con un incremento di quasi 135 mila unità.
Una enormità che dovrebbe indurre il ministro Valditara a essere più prudente a sciorinare i numeri, anche se si trova a Pontida, attorniato dai fedelissimi al suo partito.
Sarebbero inoltre le grandi province con città metropolitane a registrare il più elevato numero di contratti per docenti supplenti: Roma è in testa con 16.542 supplenti, seguita da Milano con 15.469, Torino con 11.030, Napoli con 10.716.
Ma l’incremento dei contratti a tempo, riguarda, secondo lo studio di Tuttoscuola, anche i personale Ata che nel 2022-23 sono stati complessivamente 50.421 su un totale di 232.972 ATA in servizio, pari al 21,6%.
Mentre fino al 2016-17 la percentuale era del 10,7%, la metà di quella registrata sette anni dopo.
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