I lettori ci scrivono

L’ultima arma che ci è rimasta: bloccare gli scrutini!

Da anni attirano la mia attenzione alcuni interventi di Onorevoli, e di quanti si spacciano per conoscitori della Scuola.

Un’attenzione poiché le loro dichiarazioni, che hanno anche prodotto delle linee guida di percorsi riformatori della Scuola stessa, col mondo della formazione e delle competenze e degli apprendimenti non hanno nulla a che fare: “Fenomeno spesso legato alla non conoscenza dei problemi della scuola, caratteristica di certa classe politica troppe volte pure poco disponibile all’ascolto” (on. Pittoni 6/5/2022), ma dichiarano semplicemente un populismo, questo sì, presuntuoso: e l’ennesima possibile Riforma Bianchi, passata senza discussione nelle sedi dibattimentali legittime, unitamente alle dichiarazioni della sottosegretaria all’Istruzione, on. Florida, confermano ancora una volta quanto lontana e profonda sia la realtà quotidiana del fare ed essere Scuola, di quanto il SOLDO sia l’unico metro di misura per ogni agire Politico, e che le dichiarazioni di rito che si accompagnano, spesso in linea con il pensiero politico che rappresentano, richiedono in vero solo un tacere, in rispetto almeno del pudore sociale.

Il 6 maggio è stato indetto uno sciopero per contestare e promuovere l’attenzione da parte di tutti gli operatori che sono e fanno la Scuola, con la domanda se anche i Sindacati Confederali si aggiungono, o si susseguiranno in un tempo successivo. O sono come sempre dei dichiaranti stoici, la cui retorica non produce se non un allontanamento di quella classe operaria che non si sente più rappresentata, e che via via si ingegna da sé ad una modalità di denuncia sul macero, o semplicemente prosegue rassegnata, ma non sconfitta, lasciando che tutto giunga laddove sempre tutto ricomincia: ricordo ancora le assemblee e il rumore che la Riforma Renzi produsse, e che portò al voto di fiducia (data a maggioranza), con il successivo dichiarato pentimento da parte di alcuni organi del Pd, per aver appoggiato con quel voto e quindi resa LEGGE ciò che ancora oggi, come una Chernobyl, stiamo pagando sulla pelle di noi docenti, e della Scuola tutta: non bastava la Gelmini con tutto ciò che essa ha prodotto – ad esempio le 40 ore di Laboratorio detratte alla didattica, con la conseguente riduzione di organici, a cui si accompagna l’unificazione di alcune discipline in un solo indirizzo come, ad esempio, i Laboratori di Informatica, malgrado Industriale e Gestionale sono binari che si accompagnano ma non si intersecano…

Per giungere ai tempi nostri con la pandemia Covid-19 che nelle operazioni di mobilità segue la linea dell’attribuzione degli organici solo e soltanto in fase di assegnazione provvisoria così togliendo ogni possibilità a trasferimenti talvolta utili a quanti necessitano per ragioni personali legate spesso a bisogni famigliari o logistiche – ma questo è un altro discorso, urgente comunque). Spero che superata la fase emergenziale, adesso tutto ritorni nel quadro legittimo dei trasferimenti restituendo il tolto.

La Scuola di Alta Formazione, i 60 CFU, i soldi detratti dalla Carta del Docente, sono un’indiscutibile evidenza di quanto, appunto, tutto sia un rumore provocato da spostamento di molti soldoni (forse da distribuire alle Università che hanno necessità di finanziarsi, o da distribuire ancora una volta a qualche “amico”) a spese di un CONTRATTO scaduto da tre anni, di stipendi lontanissimi dalla media europea e dall’inflazione che una guerra senza senso sta generando.

Scusate, ci danno 200 euro di bonus. Ancora un atto di sensibilizzazione da parte del Governo. Mentre 15 miliardi alle armi sono stanziati con determinazione: e siamo un Paese pacifico! E siamo nel mese dedicato alla Theotókos! Quanta coerenza!

Siamo a maggio, e mi piacerebbe sentire che come ai tempi del vero Sindacato, ai tempi di un Lama, la lotta sia ancora agguerrita, e nelle sue forme democratiche mostri il suo lato di unità e di forza, di cui un’espressione potrebbe essere il blocco degli scrutini (non ancora un’arma spuntata), unitamente ad altre forme non violente, in grado di dichiarare non solo il disappunto ma l’affermazione di una Civiltà e di una Cultura in grado di insegnare ancora il senso alto dell’Etica Civile e Sociale.

Perdere questa occasione significa avere perso e non una battaglia, ma il futuro della Scuola, consegnando al POTERE la libertà di fare di Essa quello che meglio gli aggrada, e peccato che di mezzo ci siano i nostri ragazzi e ragazze, con tutta una certezza: l’incertezza.

Mario Santoro

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