Ferdinando Imposimato ci ha lasciati. L’ultimo giorno del 2017 era stato ricoverato d’urgenza al policlinico Gemelli di Roma: due giorni dopo si è spento. Per chi crede nei valori della giustizia è una grave perdita. Anche per la scuola, soprattutto per quei docenti che credevano nella sua lezione, pagati, a suo dire, con “stipendi immorali”.
Il suo no al liceo quadriennale
Il presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, giudice istruttore del processo Moro e dell’attentato a Giovanni Paolo II, aveva 82 anni, ma era ancora attivissimo. ‘La Tecnica della Scuola’ lo ha incontrato l’ultima volta qualche settimana fa a Roma: Imposimato era tra i relatori del convegno “De brevitate scholae: sulla brevità della scuola …& dintorni”, svolto nell’aula magna del liceo Classico “Terenzio Mamiani” e organizzato dall’Associazione Unicorno l’AltrascuolA in collaborazione con Unicobas, con il sottoscritto a fare da moderatore.
Durante il suo intervento, una sorta di ultima lezione, Imposimato aveva ricordato quanto fosse importante investire nella formazione dei giovani. Ed espresso tutta la sua opposizione al liceo breve: “Non crediamo a quello che ci dicono i mass media, ad iniziare al Corriere della Sera – ha detto dal palco – perchè compressare il tempo scuola non può essere positivo all’alunno. Semmai, il percorso di studi va incrementato. La scuola pubblica va difesa, i docenti facciano sentire il loro dissenso. Anche con manifestazioni di piazza. Perché non può passare una riforma negativa di questa portata tra il silenzio, se non il consenso, del Paese”.
La disubbidienza civile è necessaria
Intervistato, a fine convegno, da Luca Protettì, l’ex magistrato aveva ribadito la sua contrarietà verso la Legge 107/15: alla chiamata diretta, ai bonus, all’accelerazione sull’alternanza scuola-lavoro: “La riforma della Buona Scuola rischia di essere devastante per la società civile, per questo bisogna battersi perché in alcuni casi la disobbedienza civile è necessaria”.
Il suo invito ad opporsi ai meccanismi introdotti dalla riforma Renzi-Giannini era rivolto soprattutto ai docenti, al loro ruolo chiave nel trasmettere contenuti corretti: “Dobbiamo ribellarci a questi tentativi di disinformazione e di creare un senso di indifferenza e apatia”. Invece “le persone vanno informate” nel giusto modo.
Docenti e sindacati forniscano informazioni corrette
E ancora: “Anche assieme ad alcuni sindacati indipendenti”, è bene che i docenti facciano “sapere ai giovani che certe leggi vanno contro la Costituzione: questa ultima riforma è devastante”, ad iniziare “dall’alternanza scuola lavoro. Invece, sarebbe bene che la scuola dell’obbligo, come aveva indicato l’ex ministro Luigi Berlinguer duri fino ai 18 anni” di età degli studenti.
Imposimato era un uomo che credeva nella scuola, intesa come fulcro della società civile. Il Movimento 5 Stelle lo aveva anche indicato come candidato all’ultima presidenza della Repubblica. E lui, a dispetto dell’età, come risposta al partito che crede tanto nella democrazia e nei consensi on line, si era adeguato ai tempi: “Su Facebook ho migliaia di follower che mi seguono, fatemi avere l’intervista chi vi ho rilasciato, saranno contenti di vederla”. Ve la riproponiamo.