Oltre quattro milioni di alunni di una decina di regioni si apprestano tornare in classe lunedì prossimo, 13 settembre. Se il ministro Patrizio Bianchi ostenta tranquillità, parlando di lezioni in sicurezza grazie al Green pass obbligatorio, gli stanziamenti necessari, i 422 milioni per l’organico Covid e all’assegnazione di tutti i docenti in cattedra come non era mai accaduto dal 1946, i sindacati ribattano che le cose stanno diversamente. I due terzi delle nomine dei supplenti annuali sarebbero state portate in porto, ma ne mancherebbero ancora non meno di 40 mila. Non poche. E poi diventa sempre più alta l’ombra dei ricorsi per via delle graduatorie formate in modo non chiaro.
Il polso della situazione ce l’hanno i dirigenti scolastici. Che non le mandano a dire. Maddalena Gissi, segretaria della Cisl Scuola, ha ad esempio detto all’Ansa che c’è un grave ritardo nella consegna, da parte di diversi enti locali, di aule che dovevano essere completate già dallo scorso anno. “I dirigenti sono in un limbo di incertezze. Questa situazione non ha permesso di stabilizzare la gestione dello scorso anno e speriamo che ci siano i tempi per rivedere l’impostazione generale”.
La sindacalista è preoccupata anche per le tante Gps ancora non definite: nel Lazio, ad esempio, “abbiamo verificato diversi errori, in buona parte dovuti al sistema; non è stata presa ancora la decisione in merito alla rimodulazione delle procedure”. E nel frattempo il giorno del ritorno delle lezioni si avvicina.
Secondo Paolino Marotta, presidente Andis, “non è proprio il caso di cantare vittoria. Anche perché non si è investito abbastanza per risolvere l’annoso problema delle classi pollaio che se, come dice il Ministro, costituiscono il 3% del totale è pur vero che al primo anno delle superiori raggiungono il 15% delle classi funzionanti”.
Marotta è un fiume in piena: “Si naviga al buio anche sull’uso della mascherina in classe: dirigenti scolastici e docenti sono rimasti senza fiato quando il Ministro ha annunciato in conferenza stampa che si potrà derogare all’uso della mascherina a condizione che gli alunni siano tutti vaccinati”.
“Senza considerare che oltre 2 milioni e mezzo di alunni della primaria che, come si sa, hanno l’obbligo di indossare la mascherina non possono accedere alla vaccinazione perché inferiori ai 12 anni di età e, quindi, non potranno essere compresi tra i possibili fruitori di tale deroga. Siamo in attesa di capire come funzionerà il sistema dei test salivari. Le comunità scolastiche ancora una volta hanno la sensazione di navigare nella nebbia”, conclude Marotta.
A Palermo, i sindacati denunciano errori nella composizione delle graduatorie ed il rischio di ricorsi. Sempre in Sicilia i segretari regionali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Anief e Fgu Gilda Unams, confermano “incongruenze che hanno generato dubbi e perplessità nell’assegnazione delle supplenze annuali”.
“Le segreterie non riescono a gestire situazioni deliranti come cattedre assegnate su posti inesistenti, tantissimi sono gli errori nelle graduatorie Gps, i docenti sono scavalcati o sbattuti da un posto all’altro”, denunciano Ella Bucalo e Paola Frassinetti, di FdI.
Pure diversi genitori sono allarmati: come quelli dell’Istituto Comprensivo Dante Alighieri di Roma, dove le sezioni quest’anno sono passate da 6 a 4 di fatto procedendo allo smembramento di due sezioni aggiunte l’anno scorso per rispettare le disposizioni ministeriali in piena emergenza Covid.
In questo modo, si sta andando incontro all’aumento “di probabilità di contagio a cui andremo incontro in classi con numeri di alunni così aumentati ed in gran parte ancora non vaccinati”, scrivono i genitori degli alunni al direttore dell’Usr Lazio, Rocco Pinneri, chiedendo di tenere inalterato il numero delle sezioni. Un problema comune a tante altre scuole italiane.
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