È partito il dodicesimo progetto dell’associazione “Lunghi cammini”, che dal 2016 promuove percorsi a piedi per i ragazzi del circuito penale e non solo a cura dell’Associazione Lunghi Cammini, che prevede quasi un mese di cammino lungo l’Appennino e 600 chilometri zaino in spalla per riflettere sul proprio passato e sul futuro.
L’associazione è nata a Venezia nel 2016 su ispirazione della francese Seuil, un’organizzazione nata dall’intuizione Bernard Ollivier che, dopo una lunga carriera come giornalista finanziario, prossimo alla pensione decise di percorre i 12 mila chilometri dell’antica Via della Seta da Istanbul a Xian. Sulla sua esperienza Ollivier ha scritto alcuni libri i cui proventi sono poi stati investiti in un progetto per ora unico rivolto a giovani autori di reato tra i 14 e i 18 anni, con l’intento di aiutarli a reintegrarsi nella società attraverso cammini di 100 giorni e quasi 2.000 chilometri. Camminare, l’ho sperimentato su me stesso, ha un effetto terapeutico: camminare ti fa crescere, camminare ti libera, ti fa scoprire qualità e risorse insospettate ha detto Ollivier.
Le prime esperienze sono partite nel 2017 e da poco si sta svolgendo il cammino che ha portato un ragazzo di 16 anni ad impegnarsi per seguire il Cammino di San Benedetto, che collega Norcia a Montecassino per quasi un mese di cammino lungo l’Appennino e 600 chilometri con lo zaino in spalla, per riflettere sul proprio passato e sul futuro, partendo dall’esperienza del presente, insieme al suo accompagnatore Giovannangelo De Gennaro e alla cagnolina Dharma. L’obiettivo è quello di ricongiungersi al Cammino con le ali ai piedi, che, attraversando Molise e Gargano, raggiunge Monte Sant’Angelo.
Quello che ora è in corso è il cammino partito dalla Puglia, durante il quale l’educatore e il ragazzo sono costantemente seguiti da un’équipe educativa; dopo aver affrontato una minuziosa preparazione, che prevede l’alloggio sempre al coperto per il ragazzo e l’accompagnatore, si prepareranno da mangiare quanto più spesso possibile, e dovranno sia per motivi educativi e di condivisione delle scelte utilizzare un budget giornaliero che dovrà essere sufficiente per le spese di vitto e alloggio. I due sono in cammino da inizio aprile. Nel corso dell’esperienza, che si rivela essere, dopo undici attività simili, una vera e propria buona pratica rieducativa, ci sono diversi momenti di debriefing e di contatto con l’équipe educativa. Il cammino inoltre attraversa luoghi e paesaggi naturali e segue le vie dei pellegrini, favorendo così incontri significativi per i partecipanti al progetto. Inoltre, tutti i ragazzi che fanno questa esperienza devono lasciare a casa il cellulare.
“A oggi”, racconta Isabella Zuliani, animatrice nell’associazione, “ne abbiamo organizzati 11 in tutto, coinvolgendo non solo ragazzi che hanno commesso reati, ma anche giovani in situazioni di povertà educativa e fragilità. Non tutti i cammini sono arrivati a termine, ma siamo convinti che la forza di quest’esperienza sia tale da lasciare comunque un segno nei ragazzi, anche a distanza di molti anni”.
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