L’Università non riesce proprio ad uscire dalla crisi di identità che l’attanaglia da tempo. E progressivamente sta perdendo il suo ruolo di centralità del sapere. Fermo restando che servono investimenti da Paese di prima fascia mondiale, anziché una spesa rispetto al Pil fortemente sottodimensionata rispetto alla media Ue, la tecnologia e il digitale se correttamente indirizzati possono aiutarla a riprendersi il suo ruolo centrale.
Il digitale sta incidendo pesantemente in tutti gli ambiti, sui processi aziendali e di mercato cosi come sulle modalità di apprendimento.
Da una parte, le istituzioni universitarie hanno l’obbligo di adeguare gli strumenti didattici alle nuove tecnologie; un proficuo utilizzo delle tecnologie digitali, infatti non può essere ormai separato dalla modalità dell’insegnamento tradizionale.
L’altro aspetto importante è il coinvolgimento attivo delle Università nell’impegno di creare “know how” diffuso, professionalità e certificazioni delle conoscenze nonché le competenze innovative.
Serve ovviamente la formazione per gli addetti ai lavori, al momento ridotta in termini marginali con strumenti tipo i MOOC e i corsi on line. Serve investire pesantemente sulla formazione dei docenti e dei tecnici universitari facendo diventare la formazione una normalità.
Altro punto da non sottovalutare è l’impegno necessario per la produzione di materiali di supporto all’attività didattica. Alle dispense manuali e su carta dovranno affiancarsi sempre più prodotti multimediali formativi sviluppati anche grazie alla collaborazione tra docenti e studenti.
In un momento di crisi Istituzionale delle Università, con diversi esponenti politici e manager che mettono il dito nella piaga rimarcando l’inutilità del titolo di studio, la tecnologia può essere uno degli elementi di aiuto a risollevarne le sorti. Ma questo può avvenire solo se tutti gli addetti ai lavori dell’Università stessa riescono ad uscire da quella sorta di corporativismo che li ha avvolti fino adesso e viene intrapreso il cambio culturale necessario.
L’Università ridiventi, dunque, il “centro del sapere” delle nuove tecnologie, il punto nevralgico della conoscenza “digitale”, il riferimento per le aziende che cercano le competenze che oggi mancano.
Per fare questo, sarebbe bene che si lavori tutti insieme: istituzioni scolastiche, Università e grandi aziende che lavorano nel settore dell’Informatica e dell’ICT, per creare il grande “network” dell’innovazione, in un’ottica di formazione e di ricerca continua.
Ci sono già diversi esempi di collaborazione in tal senso, ma serve omogeneità di intenti e un piano di governo unico del percorso.
L’evoluzione tecnologica sarà sempre più rapida: gli attori della formazione devono imparare a correre a fianco ad essa.
"Prosegue il nostro impegno a favore degli studenti con disabilità. Abbiamo ottenuto in Manovra altri 134…
E’ morto all'ospedale Sant'Anna di Cona (Ferrara) l'insegnante di 43 anni che il 9 dicembre…
Il 18 dicembre, presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, è stato presentato il Piano…
Si parla ancora di occupazioni, in particolare di quella che ha avuto luogo in un…
Non si placa la polemica circa l'annullamento dell'invito, da parte del Comune di Roma, al…
Secondo le ultime notizie che arrivano dalla Camera, l'esame finale della legge di bilancio è…