Si è svolta oggi, martedì 4 aprile, l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Ferrara nel Teatro Comunale della città, il 632° dalla sua fondazione.
Di particolare rilevanza è stato il discorso di Alessandra De Fazio, presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Ferrara di fronte al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini.
Un discorso che tocca molto da vicino tutti i protagonisti del palcoscenico dell’istruzione, dalla scuola all’università e che sottolinea il senso di fallimento e di stress dei giovani di oggi.
Nel suo intervento, riportato da Fanpage, Alessandra afferma: “Sono un fallimento, non merito di vivere. Queste non sono le parole che titolano l’ennesimo giornale che riporta quotidianamente, accanto alle morti delle nostre compagne, l’esaltazione di una studentessa che riconosce nel sonno un ostacolo per laurearsi nella metà del tempo. Queste parole sono uscite dalla stessa bocca della persona che oggi sta di fronte a voi, queste parole le ha dovute sentire e subire mia madre quando subito dopo il test di medicina ho percepito di non avercela fatta, per la seconda volta”.
“Che esagerazione per un test che si può riprovare l’anno successivo – continua la studentessa – ma come possiamo pensare che un percorso universitario debba essere dettato dai nostri tempi mentre siamo bombardati costantemente dal mito della performatività e da una competizione illogica che ci sbatte in faccia il successo degli altri e ci fa tirare un sospiro di sollievo quando qualcuno fallisce al posto nostro”.
E ancora: “Citando Alessandro Barbero, in altre epoche credevano nelle streghe, noi crediamo nella meritocrazia. Si pensa banalmente che il merito possa essere un criterio equo, sostituto del vecchio privilegio, del quale invece ha ereditato tutto il divario e la disparità. Le borse di studio sono un ricatto. Se tutte abbiamo lo stesso diritto perché qualcuna dovrebbe essere costretta a tenere tempi più serrati solo perché più povera? Il sistema universitario è classista. È un’istituzione che disconosce la nostra umanità piegandosi ai ricatti del mercato. Le università promuovono le illusioni di garantirci pari strumenti”.
“Ci viene data la possibilità di redimerci dalla nostra condizione di povertà, come se fosse una colpa, a patto di dimostrare di essere meritevoli, conseguendo risultati eccellenti entro periodi di tempo cadenzati e ristretti. Le studentesse e gli studenti non sono il mezzo per sostentare la formazione, il diritto allo studio deve risiedere nell’emancipazione collettiva e deve essere parte integrante e inscindibile del welfare sociale pubblico, gratuito e garantito dallo Stato per tutte”.
“Chiediamo che il nostro Paese consideri il benessere psicologico diritto fondamentale dell’individuo, al pari della salute fisica, sia con l’introduzione dello psicologo di base, ma anche con una riforma sistemica che decostruisca i pilastri meritocratici. Non siamo più disposti – conclude Alessandra – ad accettare senso di inadeguatezza, depressione e persino suicidi a causa delle condizioni imposte da un sistema malato che baratta la persona per la performance. Non ci dobbiamo meritare di studiare, di avere una casa e delle cure”.
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