Nella mitologia induista la terra poggiava sul dorso di quattro elefanti che a loro volta poggiavano su una tartaruga, che a sua volta poggiava su un serpente. Su cosa poggiasse il serpente non era dato saperlo. E oggi?
Se le immagini del passato, frutto della nostra immaginazione ci sembrano affascinanti dobbiamo ammettere che anche la creatività della natura non è da meno, anzi: l’idea di vivere su un pianeta sospeso nel vuoto, legato al Sole da una forza invisibile che agisce a tutti i livelli e che permette alla nostra piccola stella di legarsi ad altri miliardi di stelle che ruotano intorno a un buco nero che è al centro di una galassia, circondata da miliardi di altre galassie, è a dir poco formidabile. E che cosa ci sia oltre al nostro universo rimane un mistero, così come per il serpente.
Una visione solenne, misteriosa e incompleta perché in realtà l’immaginazione della natura è molto più grande e potente di quella dell’uomo. E questo è un concetto fondamentale per il sapere scientifico. Oltre a ricordarci che abbiamo ancora molto, moltissimo da scoprire, questa riflessione ci suggerisce due considerazioni fondamentali.
La prima è che se da un lato gli scienziati devono avventurarsi in altre forme di sapere per sviluppare la loro creatività, dall’altro la scienza è una fonte inesauribile di bellezza, meraviglia e fantasia che può alimentare tutte la altre forme di sapere. Che osservando gli spettacoli naturali possiamo far crescere la nostra immaginazione, plasmare idee e mondi possibili.
La seconda, non meno importante, è che la conoscenza scientifica si basa da sempre sulla meraviglia della scoperta. Chiunque faccia scienza lo fa per scoprire qualcosa di nuovo, comprendere anche un unico fenomeno. Perché guardato attentamente ogni fenomeno è in realtà strettamente legato a tutto l’universo.
È importante spiegarlo alle nuove generazioni, perché oggi purtroppo ci si concentra troppo sull’utilità di una scoperta, sul suo valore applicativo e troppo poco sul valore della scoperta in sé.
Ogni notizia su una nuova scoperta riporta sempre una dicitura sulle sue possibili applicazioni: l’aspetto tecnologico è importante, ma se riduciamo il sapere scientifico a questo commettiamo un grande errore e ne soffochiamo il fascino, l’eleganza e il significato più profondo di questa forma di sapere.
John Herschel, astronomo, matematico, fisico, geologo, pioniere della fotografia, costruttore di telescopi e autore di numerose scoperte ci ricorda nei suoi scritti come la contemplazione della verità produca essa la più pura felicità e di conseguenza l’esercizio della più elevata benevolenza e moralità.
La scienza non è un freddo strumento conoscitivo che deve produrre tecnologia, ma è fatta di creatività, bellezza, curiosità e passione esattamente come l’arte e la letteratura. Inoltre, ci spiega Herschel in queste poche parole, la felicità e la bellezza generano rettitudine, ci rende umanamente migliori.
Dalla meraviglia nasce la passione che produce a sua volta impegno e dedizione: sveliamo alle nuove generazioni quanto sia bello conoscere e scoprire e ci assicureremo un futuro migliore.
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