“Due podestà” si trovano a fronte, a conclusione di questa travagliata, grottesca, ingiuriosa campagna elettorale, per dirigere il Ministero dell’Istruzione: Salvatore Giuliano, preside rinomato di un Istituto di Brindisi, per il Movimento 5 Stelle, e, con ogni probabilità per il Centrodestra, l’on Elena Centemero, preside “congelata” e Responsabile per la scuola e l’università di Forza Italia. Delle altre formazioni non sappiamo e in primo luogo del Partito Democratico che con gli altri due schieramenti politici sembra il più vicino alla soglia di una improbabile maggioranza.
In ogni caso, finora, si parla di dare il Miur nella mani di un dirigente scolastico non già di un insegnante, come da più parti auspicato, o di un illustre intellettuale, come sarebbe più coerente, e come in passato è avvenuto, soprattutto durante il regime democristiano.
Ma allora almeno c’era la certezza che un dicastero così delicato non potesse essere affidato al primo venuto, al primo politico da accontentare. Chi ricorda per esempio che Sergio Mattarella fu ministro dal 1989 al 1990, ma anche Giovanni Spadolini lo fu nel 1979. Altri tempi e altro modo di vedere la politica, quando, per esempio, il Partito Comunista era una fucina di idee e di proposte culturali attraverso i suoi giornali dove scrivevano fior di intellettuali e studiosi a cominciare da Manacorda, Antonello Trombadori, Alberto Asor Rosa ecc.
A distanza di tanti anni, invece di continuare in quella strada, eleggere cioè alla Minerva accademici di chiara fama, e perseverare nella ricerca culturale per migliorare l’istruzione, ci si immalinconisce a proporre dirigenti scolastici i quali, seppure bravi a condurre una scuola, devono prima carburare per poi forse essere all’altezza di guidare un ministro complesso, delicato e soprattutto da riformare.
Ma da riformare poi su quali basi ideologiche, politiche, culturali e di lungo respiro? Su quali progettualità? In funzione di cosa? Verso quale rotta in questo oceano così burrascoso e insidioso?
E non solo relativamente alla gestione del personale che, attraverso una serie di leggi e normative, appare sempre più insoddisfatto e demotivato, ma anche, e soprattutto, a livello di corsi di studio e di programmi.
Infatti il dibattito che finora si è svolto a livello di forze politiche sulla scuola, seppure miserabile e stitico, ha avuto come solo punto di riferimento l’abolizione o meno della 107, del suo miglioramento o meno: tutto qui.
E nessuno si è saputo lanciare più in là, tranne i soliti luoghi comuni, le solite battute, le consuete castronerie degne di essere bocciate senza appello.
Non capiamo dunque da dove intenderebbe partire il Movimento 5 Stelle sulla scuola, tranne appunto il taglio della cosiddetta Buona scuola, ma nulla sui Licei, né di quel famoso biennio comune, né sullo stato giuridico dei prof.; ma certamente aumento di stipendio per tutti.
La grande novità dunque consisterebbe nella nomina di un preside al dicastero che fu di Benedetto Croce, ma anche di Mara Stella Gelmini se è per questo, da parte delle 5 Stelle e pure, pare di capire, da parte di Forza Italia, nella persona di Centemero.
Vedremo certamente cosa accadrà il 5 marzo, ma se queste sono le premesse, possiamo stare certi che sta cambiando tutto per non cambiare nulla.
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