“Dio stanotte viene a colmare di dignità la durezza del lavoro – ha aggiunto -. Ci ricorda quanto è importante dare dignità all’uomo con il lavoro, ma anche ‘dare dignità al lavoro dell’uomo’, perché l’uomo è signore e non schiavo del lavoro. Nel giorno della Vita ripetiamo: basta morti sul lavoro! E impegniamoci per questo”. A dirlo è stato papa Francesco nella messa della Notte di Natale nella Basilica di San Pietro, riferendosi all’alto numero di vittime sul lavoro degli ultimi giorni. C’è anche chi ha esteso le parole di Francesco alle difficoltà che incontrano tanti lavoratori a trovare o mantenere un’occupazione, un fenomeno aggravato dalla pandemia.
Papa Francesco ha detto che “Gesù nasce lì, vicino ai pastori, vicino ai dimenticati delle periferie – ha detto il Papa nella messa della Notte di Natale -. Viene dove la dignità dell’uomo è messa alla prova. Viene a nobilitare gli esclusi e si rivela anzitutto a loro: non a personaggi colti e importanti, ma a gente povera che lavorava”.
Il Pontefice ha poi detto che è questo il momento di chiedere a Gesù “la grazia della piccolezza”: quella che fa passere le soddisfazioni della vita non dalle manie di grandezza, ma in quello che facciamo a casa, in famiglia, a scuola, al lavoro. È il concetto espresso da “Ecco che cosa chiedere a Gesù per Natale: Lo ha detto Signore, insegnaci ad amare la piccolezza. Aiutaci a capire che è la via per la vera grandezza”, ha detto il Pontefice.
Nel corso dell’omelia, il papa ha detto che “accogliere la piccolezza per prima cosa vuol dire credere che Dio vuole venire nelle piccole cose della nostra vita, vuole abitare le realtà quotidiane, i semplici gesti che compiamo a casa, in famiglia, a scuola, al lavoro. È nel nostro vissuto ordinario che vuole realizzare cose straordinarie”.
Secondo il papa, questo è un “messaggio di grande speranza: Gesù ci invita a valorizzare e riscoprire le piccole cose della vita. Se Lui è con noi lì, che cosa ci manca? Lasciamoci allora alle spalle i rimpianti per la grandezza che non abbiamo. Rinunciamo alle lamentele e ai musi lunghi, all’avidità che lascia insoddisfatti!”.
“La piccolezza – ha continuato Francesco – è la via che ha scelto per raggiungerci, per toccarci il cuore, per salvarci e riportarci a quello che conta”, ha spiegato.
“Fratelli, sorelle – ha esortato il Pontefice -, sostando davanti al presepe guardiamo al centro: andiamo oltre le luci e le decorazioni, che sono belle, e contempliamo il Bambino. Nella sua piccolezza c’è tutto Dio. Riconosciamolo: ‘Bambino, Tu sei Dio, Dio-bambino'”.
Il Pontefice ha ricordato che “Dio viene al mondo piccolo. La sua grandezza si offre nella ‘piccolezza’. “E noi – chiediamoci – sappiamo accogliere questa via di Dio? È la sfida di Natale – ha sottolineato -: Dio si rivela, ma gli uomini non lo capiscono. Lui si fa piccolo agli occhi del mondo e noi continuiamo a ricercare la grandezza secondo il mondo, magari persino in nome suo”.
“Dio si abbassa e noi vogliamo salire sul piedistallo – ha insistito Francesco -. L’Altissimo indica l’umiltà e noi pretendiamo di apparire. Dio va in cerca dei pastori, degli invisibili; noi cerchiamo visibilità, farci vedere. Gesù nasce per servire e noi passiamo gli anni a inseguire il successo. Dio non ricerca forza e potere, domanda tenerezza e piccolezza interiore”.
Infine, Francesco ricorda che “Gesù non desidera venire solo nelle piccole cose della nostra vita, ma anche ‘nella nostra piccolezza’: nel nostro sentirci deboli, fragili, inadeguati, magari persino sbagliati”.
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