I lettori ci scrivono

Luperini contro Bianchi illetterato

Un degno Ministro dell’istruzione dovrebbe saper esprimersi de omni re scibili et quibusdam aliis? Dovrebbe magari saper svolgere le prove dell’esame di stato di ognuna delle materie previste nei diversi indirizzi scolastici? O, per un qualche tacito primato, dovrebbe almeno essere in grado di affrontare con competenza la traccia letteraria del primo scritto? Forse addirittura un qualsiasi economista (o medico, chimico, architetto, matematico ecc.) che non voglia fare la figura dell’ignorante dovrebbe aggiornarsi sui più recenti sviluppi della critica letteraria? E, in ogni caso, tramite i più routinieri e specifici atti ministeriali, a cominciare dalle prove d’esame, è davvero il ministro stesso che parla mentre potrebbe benissimo tacere?

Sono alcune delle domande che sorgono dopo la lettura del monito di Romano Luperini: “Studi, Ministro, studi, o almeno stia zitto”!

Il venerato maestro, sulla base dei quesiti sulla Nedda verghiana sottoposti quest’anno ai maturandi, rileva che la “manualistica ha saputo rapidamente aggiornarsi, ma non il ministro della Pubblica istruzione e il suo entourage che si ostinano a chiedere agli studenti […] di dimostrare l’indimostrabile”. Si direbbe però che l’addebito vada completamente scaricato sull’entourage (chi formula le tracce per l’esame? con quali criteri? qual è la sua preparazione? com’è giunto a ricoprire tale ruolo?), mentre appare fuori luogo rivolgerlo al ministro (a meno che costui non partecipi davvero con fatuità alla scelta dei quesiti, o di chi poi tali quesiti deve formulare).

Luperini scrive pure che quando egli stesso era ancora “studente liceale, ormai quasi sessanta anni fa, nelle scuole imperversava il Pazzaglia, un manuale della letteratura italiana ancora improntato a un gusto crociano. È sul Pazzaglia che Nedda viene definita come prima opera verista di Verga”. Ora, le più vecchie notizie del manuale di Pazzaglia risalgono agli anni 1963-64, proprio “quasi sessanta anni fa”. Romano Luperini però è nato il 6 dicembre 1940, è dunque improbabile abbia usato tale manuale da “studente liceale”, nel 1964 anzi sarà stato già laureato, consacrandosi allo studio della letteratura italiana e del verismo in particolare. Patrizio Bianchi invece è nato il 28 maggio 1952, è possibilissimo abbia usato tale manuale al liceo, ma poi si è dato allo studio delle scienze politiche, dell’economia, della gestione delle informazioni.

Bianchi avrà insomma tantissime colpe, ma che senso ha rimproverargli di non conoscere neppure le pagine del Baldi o del Salinari-Ricci sulle opere giovanili di Verga?

Andrea Atzeni

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