Didattica

L’Uso dei social da parte dei bambini ha un impatto negativo sull’apprendimento scolastico, ecco i dati

Usare i social Network fin da bambino riduce le prestazioni scolastiche ed ha un impatto sul rendimento complessivo e sui voti. Questo è il dato allarmante che sembra emergere da diverse ricerche condotte a livello internazionali da esperti e specialisti dell’apprendimento e delle evoluzioni sociali.

I dati delle ricerca German Research Foundation riporta dati incerti

Partiamo dai dati di una ricerca condotta dalla German Research Foundation (DFG), un progetto di ricerca finanziato qualche anno fa che ha esaminato 59 studi condotti su circa 30000 giovani di tutto il mondo, che ha affrontato la correlazione tra l’uso dei social con il rendimento scolastico con l’obiettivo di trovare le risposte ai tanti dubbi, leciti, di genitori e educatori circa l’utilizzo di questi media già in età molto piccola dei bambini.

Come riportato anche (da state of mind) gli studi effettuati presentano diversi dati contrastanti tra di loro. In particolare, alcune analisi riportano gli impatti negativi dell’uso dei social media, mentre altri studi ne riferiscono l’influenza positiva. Infine, altri dati hanno fatto emergere la non correlazione tra utilizzo dei social network e le prestazioni scolastiche.

I diversi risultati dipendono però dalla tipologia di social utilizzato. Nello specifico chi, ad esempio, utilizzava Instagram durante lo studio a casa aveva risultati peggiori, molto sicuramente dovuto al fatto che è uno strumento molto dispersivo che fa distrarre molto i ragazzi. In altri casi dove venivano utilizzati dei social media per comunicare con i ragazzi su argomenti prettamente scolastici gli studenti tendono invece ad avere voti più alti rispetto agli altri compagni.

In generale, dalla ricerca emerge che il troppo tempo passato sui social abbassa il rendimento scolastico perché deviano l’attenzione e il tempo rispetto allo studio sui libri.

La ricerca Eyes UP conferma l’’impatto negativo

In una recente indagine (fonte la Repubblica ), relativa al progetto Eyes Up (EarlY Exposure to Screens and Unequal performance), ideato e coordinato dal dipartimento di Sociologia dell’Università Bicocca di Milano con il sostegno di Fondazione Cariplo, i dati sembrano confermare l’impatto negativo dei social.

I numeri dicono intanto che il 30% degli studenti intervistati dice di aver creato il primo profilo in prima media (quindi tra i 10 e gli 11 anni), il 24,9 in seconda e il 17,2 in terza. Quindi alla fine della terza media oltre il 60% dei ragazzi ha un profilo social personale, cioè prima dei 14 anni che la legge italiana fissa come limite minimo per sbarcare sui social.

Ma i dati della ricerca confermano che l’uso precoce dei social network da parte di bambini e ragazzi influisce negativamente sul loro rendimento scolastico, nonché sul grado di soddisfazione e benessere generale. I numeri sono purtroppo molto chiari: chi ha creato il proprio profilo prima della quinta elementare, all’esame di terza media ha avuto una valutazione inferiore di quasi un punto (0,9) rispetto a chi non è sbarcato sui social o lo ha fatto dopo l’esame.

La ricerca dell’Università la Bicocca, ulteriore conferma del fenomeno

Altra ricerca molto interessante sul tema è stata condotta da Tiziano Gerosa ricercatore della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) insieme a Marco Gui, direttore del Centro Benessere Digitale di Milano-Bicocca (dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale) dal titolo “Earlier smartphone acquisition negatively impacts language proficiency, but only for heavy media users. Results from a longitudinal quasi-experimental study”(fonte La Bicocca). Lo studio ha testato le principali ipotesi teoriche sul ruolo dello smartphone nei processi di apprendimento, sia quelle che ipotizzano benefici sia quelle su cui si attendono impatti negativi, ed ha coinvolto 1672 studenti di età tra i 10 e i 14 anni, confrontando chi riceve il dispositivo prima dei 12 anni a 10 e 11 anni quindi nel passaggio tra primaria e secondaria di I grado, e chi lo riceve invece negli anni successivi, cioè dai 12 ai14 anni.

Questo studio è il primo in Italia che va alla ricerca dell’impatto dello smartphone sui livelli di apprendimento con metodologie più sofisticate – afferma Tiziano Gerosa nel comunicato stampa dell’Ateneo milanese, in quanto si tratta di uno studio quasi-sperimentale che utilizza dati longitudinali INVALSI su bambini e preadolescenti nel passaggio dalla primaria alla secondaria di I grado. “Questa metodologia permette di avvicinarsi, continua Gerosa, pur con alcuni assunti ad una interpretazione causale dei risultati.”

I dati delle ricerche confermano l’impatto negativo dei social sull’apprendimento scolastico

I risultati non mostrano benefici al termine della secondaria di primo grado, per coloro che sono entrati in possesso precocemente dello smartphone, neppure per gli studenti più motivati allo studio. Tuttavia, i partecipanti che avevano abitudini intense di utilizzo dei media prima di possedere uno smartphone cioè passavano più di due ore al giorno davanti a Tv e videogiochi sperimentano un impatto negativo e significativo sull’apprendimento in italiano. Al momento della rilevazione dei dati, gli studenti con uso intensivo degli schermi e quindi soggetti al possibile effetto negativo dello smartphone erano il 23,5 per cento della popolazione studentesca italiana.

Questo risultato è un ulteriore conferma dell’ipotesi che sta emergendo a livello internazionale che “l’uso autonomo dei “media mobili” durante l’infanzia può nuocere in particolare a coloro che presentano fragilità preesistenti, in questo caso una ridotta capacità di limitare l’uso degli schermi legata al contesto familiare o a specifiche caratteristiche psicologiche”.

Diverse ricerche confermano, dunque, che esiste una relazione negativa tra precocità d’uso degli smartphone e dei social e quantità d’uso cioè un uso eccessivo degli stessi e risultati scolastici, ovviamente parliamo di correlazione di dati mancano ancora evidenze scientifiche più solide.

Dino Galuppi

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