Cresce l’attenzione del mondo della scuola per le prossime mosse del Governo, soprattutto per il Movimento 5 Stelle. Perché i “grillini”, su docenti, Ata e presidi avevano puntato molto nel corso della campagna elettorale che lo ha portati alla storica vittoria a seguito delle ultime elezioni politiche.
Le decisioni legislative prese sinora – come l’eliminazione della chiamata diretta, l’estensione del tempo pieno, la riduzione delle ore di alternanza scuola-lavoro, la modifica dell’Esame di Stato e della portata delle prove Invalsi, oltre che i maggiori investimenti sull’edilizia scolastica – sono infatti solo l’inizio di un percorso.
Le aspettative per il compimento di altri progetti rimangono alte: in particolare, tra gli addetti ai lavori c’è attesa per capire come si comporterà il M5S sul definitivo smantellamento della Legge 107/15, ma anche sul fronte del rinnovo contrattuale, considerando l’abissale gap tra i mini-aumenti in arrivo e la promessa di introdurre stipendi europei fatta più volte dal leader politico pentastellato Luigi Di Maio.
Come c’è fermento tra i tanti precari che attendono da tempo si essere assunti in ruolo, ma per i quali non sembra al momento esserci altra via che quella del concorso ordinario. Perché delle procedure riservate, come quella avviata in questi ultimi mesi per i supplenti di lungo corso del primo ciclo, anche per “salvare” i maestri con diploma magistrale dalla “mazzata” ricevuta in Consiglio di Stato, il ministro dell’Istruzione non ne vuole più sentire parlare.
Su questi temi abbiamo intervistato l’on. Flora Frate, del M5S, componente della VII commissione della Camera.
Onorevole Frate, lei ha di recente dichiarato che nel Governo e nello stesso M5S vi sono idee non sempre uniformi sulla scuola: qual è la sua posizione su reclutamento e precariato?
Penso che in un Governo, così come in una formazione politica democratica, debbano poter convivere idee diverse. La diversità è una risorsa e non un limite. Si discute, ci si confronta e alla fine si trova un’intesa. Ma sulla scuola per me fanno fede quegli impegni presi in campagna elettorale che ci hanno consentito di diventare la prima forza politica del paese. Siamo stati di parola sul Reddito di Cittadinanza, dobbiamo esserlo anche sulla scuola.
Perché nessuno sinora ha voluto o saputo assumere i precari storici della scuola?
Per troppi anni la scuola è stata intesa come una zavorra. Se c’era da tagliare si tagliava sulla scuola, a discapito di alunni e docenti. Io penso che questa tendenza vada radicalmente invertita: ai tagli dobbiamo rispondere con gli investimenti. Esattamente come ha dichiarato, negli ultimi giorni, Luigi Di Maio.
Pochi giorni fa ha partecipato ad un convegno dello Snadir, il sindacato che tutela i docenti di religione, durante il quale si è ricordato che il primo ed ultimo concorso rimane quello del 2003: per quale motivo non si riesce ad organizzarne uno nuovo?
Come ho dichiarato in tutte le sedi, gli insegnanti di religione sono vittime di una ingiustizia pesantissima, quasi fossero lavoratori di serie B. Basta guardare i provvedimenti degli ultimi anni per scoprire che gli stessi sono stati sistematicamente esclusi da qualsiasi piano di stabilizzazione. Senza dimenticare, poi, la mancanza di una specifica classe di concorso. Penso sia mancata la volontà politica di affrontare il tema.
Lei ha presentato una Proposta di Legge per il superamento del precariato degli insegnanti di religione. Ce ne può parlare?
Questa proposta di legge viene da lontano. Mi fa piacere ricordare che lo scorso dicembre, durante il voto per la Legge di Bilancio, è stato approvato un mio ordine del giorno con il quale si impegnava il Governo a valutare la possibilità di un piano straordinario di assunzione per titoli e servizio. Nel mese di febbraio, dopo un lungo confronto con il sindacato Snadir, di cui ho apprezzato la serietà e la concretezza delle argomentazioni, ho formalmente depositato la proposta di legge con la quale si conferisce al Governo la delega per la definizione di una procedura concorsuale non selettiva, alla stregua del concorso semplificato del 2018. L’unica legge, ad oggi, agli atti della Camera dei Deputati.
Possiamo aspettarci delle novità sull’assunzione dei docenti di religione dall’attuale Governo?
Il mio impegno c’è e andrò avanti, perché credo che il Governo debba e possa intervenire. Non lo dico io: è scritto nel nostro Contratto di Governo. Devo dire, inoltre, che ho molto apprezzato la presenza del senatore Mario Pittoni al Convegno Snadir della scorsa settimana. Colgo l’occasione per lanciargli una proposta: anziché presentare un nuovo disegno di legge, che tra l’altro rischierebbe di non trovare la condivisione delle organizzazioni sindacali, Pittoni potrebbe proporre ai suoi colleghi di partito, alla Camera, di sostenere la mia proposta di legge. Portiamo la discussione all’interno del Governo e diamo finalmente, dopo tanti anni, una risposta concreta agli oltre 15mila lavoratori precari. Siamo stati votati per il Cambiamento, facciamolo.
Ritiene che la Cei, che gestisce le supplenze dei docenti di religione, possa avallare la richiesta di elevazione della percentuale che dal 2003, con la Legge 186, blocca le assunzioni al 70% dei posti in organico?
Per quel che mi riguarda, mi sono resa disponibile ad un Tavolo specifico che metta insieme la Cei, il Governo e tutte le sigle sindacali.
Quali priorità ritiene che debbano essere affrontate per migliorare oggi il sistema scolastico italiano?
Sicuramente occorrono finanziamenti strutturali, ma questo da solo non basta. È indispensabile anche migliorare il sistema di reclutamento per renderlo flessibile, rivedendo le classi di concorso al fine di scongiurarne la saturazione. E poi c’è il precariato, grande questione irrisolta. Ci sono gli insegnanti di religione ma non dimentico, ad esempio, i precari di terza fascia d’istituto. Anche loro reclamano legittimamente un percorso di stabilizzazione e sto lavorando a delle proposte che renderò note quanto prima. Rifiuto la logica della guerra tra poveri. Infatti, la mia proposta di legge vuole essere un punto di partenza, un precedente, per dimostrare che se c’è volontà politica è possibile trovare una soluzione.
C’è aria di sciopero…
È vero, molti sindacati hanno già proclamato lo stato di agitazione. Personalmente sono pronta, come sempre, a confrontarmi con tutti. Questo è il compito della politica e questo è il mandato che ci hanno conferito gli elettori. Per avere una scuola di qualità dobbiamo dare dignità del lavoro agli insegnanti.