“Nonostante lo ‘scippo’ compiuto dal Pd, questa è a tutti gli effetti una vittoria del MoVimento 5 Stelle ma, soprattutto, di una misura di semplice buonsenso che rende giustizia al principio di uguaglianza e che ripristina il principio costituzionale di parità di accesso agli uffici pubblici”.
“Il Pd cerca di intascarsi questo risultato, ma la verità è che ieri sera in Aula, durante la discussione del decreto, i dem hanno prima dato parere contrario al nostro emendamento, a prima firma Sibilia – che riprendeva una Pdl del MoVimento, costruita dal basso con il contributo del mondo universitario -, che prevedeva l’abolizione del voto di laurea per l’accesso ai concorsi pubblici e poi ne hanno riproposto ilcontenuto, approvandolo, in un emendamento a firma Marco Meloni.
La cosa triste è che Meloni è lo stessodeputato che aveva presentato l’emendamento-vergogna, che prevedeva di inserire tra i criteri per l’accesso ai concorsi pubblici, anche un punteggio legato all’Ateneo nel quale ci si era laureati”.
“In ogni caso – afferma Carlo Sibilia -, siamo felici per il fatto che sia stato compiuto un atto di civiltà: è stata scritta la parola ‘fine’ a una procedura che aveva profili incostituzionali, perché discriminatoria. Infatti ritenevo assurdo che, così come accadeva fino ad oggi, lapartecipazione a un concorso per impieghi nella Pa potesse essere subordinata al requisito di un voto di laurea minimo. Un discrimine – conclude Sibilia – che, in pratica, precludeva a moltissimi cittadini l’accesso ai blocchi di partenza”.
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