“I dipendenti della scuola pubblica, ancora una volta, subiscono importanti decurtazioni motivate da un periodo di crisi economica che il Governo ritiene risolvibile solo chiedendo a milioni di cittadini sempre più gravosi sacrifici. Un provvedimento che peggiora l’economia reale del paese nel suo insieme. A pagare, come al solito, sono sempre gli stessi”.
E’ dura la reazione del vicepresidente della Commissione Istruzione e Cultura del Senato Fabrizio Bocchino (M5S) insieme ai colleghi a 5 stelle Michela Montevecchi, Manuela Serra e Fabiola Anitori a fronte delle proposte del governo, che prevede per il settore scuola, la proroga del blocco degli scatti stipendiali, che come ricordano Bocchino, Montevecchi, Serra e Anitori “è l unica via per tale personale di sopperire alla totale mancanza di avanzamento di carriera, senza alcuna possibilità di recupero”. “I salari dei dipendenti pubblici della scuola hanno già subito una pesante perdita del potere d’acquisto per l’effetto combinato del blocco dei contratti e dell’aumento della pressione fiscale” continuano.
I parlamentari del Movimento 5 Stelle in Commissione Istruzione e Cultura che spiegano nei dettagli gli effetti del provvedimento. “Il blocco contrattuale e degli scatti stipendiali, secondo un calcolo posto in essere dall’ARAN per il Sole 24 ore e riportato sul sito Tecnica della Scuola – spiega Bocchino – comporta la perdita di potere d’acquisto, di un docente di media anzianità di servizio, di 1602 euro annui , con una perdita, quindi, del 5,8% annuo del valore stipendiale e in considerazione anche della proroga del blocco ai rinnovi contrattuali, si perderà in cinque anni l’11% del loro potere d’acquisto”.
“Una scelta economica di tale portata comporterà, invece, un peggioramento dell’economia reale, poiché la conseguenza sarà inevitabilmente un’ulteriore contrazione dei consumi derivanti da una riduzione della domanda, peraltro già verificatesi nel corso dell’ultimo triennio” spiegano i parlamentari del Movimento 5 Stelle.
“Si è scelta la via facile dell’accanimento nei confronti dei pubblici dipendenti della scuola che oggi già faticano ad arrivare alla fine del mese invece di ricercare diverse e nuovi fonti in ceti e categorie meno sensibili alla crisi economica” concludono .
In ogni caso i conti delle perdite salariali dei dipendenti pubblici li aveva già fatti poche settimane fa la Cgil e che li aveva calcolato in circa mille euro l’anno, dal 2010 fino a tutto il 2012 ma, con il congelamento delle buste paga anche per il 2013 e 2014, i 3 milioni e mezzo di dipendenti statali dovranno affrontare una perdita complessiva di 4.100 euro medi lordi.
I sindacati già temevano la proroga del blocco degli stipendi, che fino al 31 dicembre 2014 era stato inserito dal governo Monti in una bozza di decreto, e quindi il nuovo governo non ha fatto altro che ratificare una decisione già presa in precedenza.
“La CGIL chiede al Parlamento di esprimere parere negativo sulla proroga del blocco dei contratti pubblici e dei meccanismi di adeguamento salariale, e al Governo di assumere le iniziative necessarie ad avviare la stagione dei rinnovi contrattuali a partire dal 2013”.
È il giudizio espresso dal sindacato nel corso di un’audizione alla Camera in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti.
“Continua, in maniera ossessiva, la scelta del Governo italiano di ridurre il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti pubblici”, affermano il segretario confederale della Cgil, Nicola Nicolosi, e i segretari generali di FP e FLC, Rossana Dettori e Domenico Pantaleo.
Dopo le decisioni assunte dal governo Berlusconi, aggiungono i tre dirigenti sindacali, “ora siamo ancora alla riproposizione del blocco dei contratti, avviata dal Governo Monti e fatta propria dal Governo Letta, con un peggioramento che non consiste solo nella proroga della norma precedente, ma in una estensione della Pa a cui si applica il blocco della contrattazione. Ancora una volta – concludono – si evince un accanimento nei confronti dei pubblici dipendenti che non potrà che vedere una nostra risposta articolata e ferma”.
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