“La cosiddetta buona scuola è stata semplicemente una riforma ragionieristica, di riorganizzazione delle risorse umane, ma di fatto non ha per nulla inciso sui meccanismi perversi che consentono ai nostri studenti di vantare primati in negativo in tutta Europa”.
È severo il giudizio sull’ultima riforma della scuola, da parte del senatore del M5s, Nicola Morra, durante un intervento tenuto l’11 novembre a margine degli Stati generali della scuola in corso a Cosenza.
“Nel Meridione, e in Calabria in particolare, la dispersione scolastica raggiunge livelli inaccettabili rispetto ad altre regioni del Paese. Per questo – ha continuato il senatore pentastellato – e per tutti gli altri aspetti negativi, la scuola va ripensata così come va ripensato il metodo della diffusione dei saperi affinché non si debbano registrare casi di brutalità inaudita come quelli avvenuti ad Ostia”.
Morra ha anche fatto intendere che qualora il M5S andasse al Governo, è sua intenzione attuare una riforma sul versante didattico: “La scuola italiana non subisce da decenni interventi veri di riorganizzazione didattico – disciplinari, perché difetta una prospettiva innovativa a livello pedagogico ma anche politico-sociale“.
A dargli manforte è stata Michela Montevecchi, senatrice sempre del M5S, che si è soffermata sulla necessità di voltare pagina sull’istruzione pubblica: “Bisogna iniziare a investire seriamente in questo comparto perché senza risorse adeguate, la scuola non può assolvere alla sua funzione sociale fondamentale, in un periodo come questo in cui i nostri ragazzi hanno bisogno di una bussola, di strumenti per muoversi in un mondo difficile da capire”.
“Il caso di Ostia è emblematico: quando arrivi alle testate significa che ti mancano gli argomenti. Bisogna che le persone usino la testa per ragionare e non per rompere dei nasi”, ha continuato Montevecchi.
“Beppe usa sempre espressioni estreme – ha detto la grillina sollecitata sui rapporti del Movimento 5 stelle con la stampa e riferendosi alle recenti esternazioni di Beppe Grillo contro i giornalisti – perché vuole provocare dei dibattiti. Il caso di Ostia è diverso perché manca la cultura. Investendo sulla scuola si offre alle persone la possibilità di risolvere delle dispute con argomenti che escludono la violenza”.
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