Il Governo M5S-Lega aveva predisposto per il 2020 una serie di tagli lineari alla scuola attraverso la prossima Legge di Bilancio: a rivelarlo, rassicurando che le economie previste non ci saranno, è stato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.
Intervenendo l’11 novembre ad un evento dell’Huffington Post a Milano, il titolare del Mef, voluto dal Partito Democratico, ha detto di avere “eredito una bozza di manovra sul tavolo che non sarebbe stata sostenibile. Pensare di poter fare sei miliardi di tagli lineari alla spesa significava dare un colpo mortale alla sanità, alla scuola, all’università”.
“Le soluzioni semplici le abbiamo evitate”, ha aggiunto Gualtieri. “Pensare di poter fare un taglio lineare di sei miliardi di tax expenditures era altrettanto irrealistico”, ha concluso il ministro dell’Economia, sempre riferendosi alle bozze preparate dal precedente esecutivo.
Per quanto riguarda il contenuto dei tagli lineari, è probabile che si tratti di risparmi derivanti dalla riduzione progressiva delle iscrizioni degli alunni (già prevista nel Def), che avrebbe portato alla conseguente diminuzione degli organici del personale. Ma è solo un’ipotesi.
Ora, però, il fatto che siano stati cancellati i tagli lineari previsti dal Governo precedente, non sembra essere proprio una buona notizia. Perchè il “popolo” della scuola si attende, già con la prossima manovra, degli investimenti veri.
Lo stesso ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, continua pretendere almeno un paio di miliardi per la scuola, più uno per l’università, attraverso i quali fare prima di tutto salire gli stipendi e poi rilanciare una serie di settori (organici, tempo pieno, sostegno, ecc.) che necessitano di risorse vive.
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