L’ “educaziione diffusa” è una delle idee a cui il M5S sta pensando per trasformare radicalmente il sistema scolastico italiano.
La proposta era contenuta in un progetto di legge presentato da Luigi Gallo e altri deputati del M5S nel mese di marzo 2015 ma sostituito da un secondo progetto (il numero 3820) del maggio 2016 titolato “Istituzione dei nuclei per la didattica avanzata e introduzione di progetti di scuola aperta e di scuola diffusa negli istituti scolastici di ogni ordine e grado”.
Il modello culturale e pedagogico di riferimento non è nuovissimo e risale alla teoria della “descolarizzazione” di Ivan Illich che riscosse molto interesse negli anni Settanta.
D’altronde non a caso è proprio con una citazione di Illich che si apre un libro sull’argomento che Luigi Gallo del M55 (si veda l’intervista che abbiamo pubblicato qualche giorno fa) ha scritto insieme con Paolo Mottana, docente all’Università Bicocca di Milano.
In estrema sintesi il programma è questo: le aule scolastiche non possono più essere l’unico luogo in cui i ragazzi studiano e imparano. L’intero territorio deve diventare un laboratorio in cui si fanno esperienze di apprendimento e di ricerca.
Tutto deve servire a formare le nuove generazioni: le biblioteche, i musei, i parchi pubblici, ma anche i luoghi di lavoro e persino le gallerie dei centri commerciali (si legge per esempio nella relazione illustrativa del progetto di legge: “Attraverso la stipula di apposite convenzioni annuali, le aziende potrebbero accogliere gli studenti offrendo loro l’occasione di acquisire, dall’interno e attraverso confronti di gruppo, conoscenze basilari peculiari del mondo del lavoro, in coordinamento, in completamento e in sostituzione delle possibilità previste dalla normativa vigente”).
Per coordinare questa complessa attività è prevista l’istituzione dei Nuclei per la didattica avanzata (un nucleo ogni 10-30 scuole) presso i quali possono essere distaccati docenti, ricercatori ed esperti.
Tutte le istituzioni scolastiche potranno attivare progetti di scuola aperta che “si svolgono – si legge nell’articolo 4 – all’interno delle strutture scolastiche durante le ore pomeridiane o nei giorni festivi o di pausa dalla didattica e sono rivolte a studenti, genitori e all’intera comunità”. I progetti potranno essere presentati da genitori e studenti e, seguendo una logica tipica del M5S, vengono sottoposti a consultazione diretta nelle assemblee di genitori e studenti; quelli che raccolgono i maggiori consensi vengono esaminati dal collegio dei docenti per essere inseriti nel Piano dell’offerta formativa.
L’articolo 5 parla invece della “scuola diffusa” e prevede le scuole “predispongono entro il 30 giugno di ogni anno, all’interno di ciascun piano orario, un programma che prevede, per l’anno scolastico successivo, una percentuale del monte ore curriculare complessivo, deciso dal collegio dei docenti, di didattica presso un’altra sede non convenzionale, in particolare all’aperto, al fine di trattare i temi peculiari di ciascun territorio”.
L’articolo 6, infine, prevede che le scuole, avvalendosi anche della consulenza e della collaborazione dei Nuclei, possano attivare progetti di innovazione didattica per i quali i docenti dell’organico di potenziamento saranno utilizzati con priorità.
Con quali risorse si potrà realizzare il piano?
Il progetto di legge si occupa anche di questo: Luigi Gallo e gli altri firmatari prevedono che occorranno almeno 300 milioni di euro per le iniziative di scuola diffusa e di scuola aperta (ma ci sono anche le spese per l’istituzione e il funzionamento dei Nuclei) che potranno essere ricavati diminuendo alcune agevolazioni fiscali i cui godono oggi le imprese e le compagnie di assicurazione.
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