Il ministro dell'economia Giovanni Tria
A distanza di un anno dall’insediamento, l’anomalo Governo gialloverde comincia mostrare più di una crepa. Anche sulla scuola. Dopo il dissenso del M5S sulla regionalizzazione, i cui capisaldi stanno nei servizi d’istruzione pubblica e sanitaria, ora l’attenzione si sposta sul Documento di economia e finanza, il Def, la cui costruzione avviene proprio in questi giorni.
Il problema è che nel Def sembra che non via siano nemmeno quei fondi annunciati per mesi a favore di provvedimenti ritenuti fondamentali e disegni di legge in via di approvazione avallati dall’Esecutivo, come la riduzione del numero di alunni per classe (facendo venire meno le cosiddette ‘classi pollaio‘) o i 12 mila maestri specializzati in motoria nella scuola primaria.
Il fatto è stato rimarcato, il 6 aprile, con un tweet, dall’on. Luigi Gallo, del Movimento 5 Stelle, presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati.
“È assurdo che ci siano risorse per la Flat tax e non per la scuola“, ha scritto il deputato grillino che già alcune settimane fa aveva espresso l’esigenza, probabilmente riferendosi al Mef, di reperire immediatamente i fondi pro-scuola nel Def, dopo avere espresso qualche giorno prima alla ‘Tecnica della Scuola’ pure tutto il suo dissenso per l’autonomia differenziata, almeno così come è stata impostata dalla Lega.
Il malessere espresso dall’on. Luigi Gallo non è isolato.
Nei giorni scorsi, in un’intervista alla ‘Tecnica della Scuola’ anche l’on. Flora Frate, del M5S, pure lei componente della VII commissione della Camera, aveva detto: “sulla scuola per me fanno fede quegli impegni presi in campagna elettorale che ci hanno consentito di diventare la prima forza politica del paese. Siamo stati di parola sul Reddito di Cittadinanza, dobbiamo esserlo anche sulla scuola”.
Il riferimento dell’on. Luigi Gallo è con alte probabilità alle parole pronunciate poche ore prima dal ministro dell’economia Giovanni Tria, che ai giornalisti che gli chiedevano se la flat tax – avviata nel 2019 con le partite Iva agevolate per i compensi fino ad un certo importo annuo – sarà presente nella manovra 2020, ha risposto in modo chiaro.
“La flat tax – ha spiegato il titolare del Mef – si farà in una riforma studiata per la manovra di settembre in cui ci sarà un riaggiustamento del sistema fiscale e anche della spesa”.
Per poi aggiungere: la manovra per la tassa “piatta”, inoltre, “comparirà nella riforma che verrà disegnata con la legge di bilancio. Ma ovviamente è prevista”, ha concluso Tria.
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