Il precariato, si legge sul blog di Beppe Grillo, “nel mondo della scuola è una piaga che si trascina da troppo tempo. La soluzione del problema non può essere rimandata ancora una volta e noi riteniamo di aver trovato la risposta idonea, contenuta nella Proposta di legge a prima firma Silvia Chimienti che abbiamo appena depositato e che a breve sarà sottoposta al vaglio dei cittadini sulla piattaforma Lex.
La nostra proposta è frutto di un lungo processo partecipato con docenti e cittadini, durato circa un anno. Nello specifico, proponiamo un piano quinquennale di immissione in ruolo dei precari su tutti i posti vacanti e disponibili. Tale piano andrebbe realizzato tramite l’assorbimento delle attuali graduatorie ad esaurimento e, in subordine ad esse, degli abilitati nelle graduatorie d’istituto.
Dal 2020, invece, prevediamo la realizzazione di una riforma globale del sistema di formazione allo scopo di scongiurare il possibile riproporsi delle sacche di precariato. La nostra ricetta per il futuro? Dopo la laurea magistrale, un concorso bandito annualmente in base al fabbisogno reale dà accesso ad un anno di specializzazione comprendente esami, a carattere pedagogico e didattico, e un tirocinio retribuito. Quest’ultimo, per la prima volta nella storia, sarebbe gestito interamente dalle scuole e sotto la supervisione di docenti-tutor selezionati tra i docenti senior, che dedicheranno la metà del loro monte ore alla formazione dei tirocinanti. Alla fine del tirocinio e dopo una prova finale, ai docenti spetta l’immissione in ruolo entro tre anni dal conseguimento della specializzazione. Nel caso in cui tale scadenza non venisse rispettata, lo Stato dovrà dare un risarcimento”.
Non è specificato tuttavia, come si selezionerebbero “i docenti-tutor tra i docenti senior”, perché la presenza dei “senior” presupporrebbe anche la sussistenza dei docenti “iniziali ed esperti”, così come la nota proposta di legge (Aprea) per modificare lo stato giuridico degli insegnanti prevedeva. Se qualche dubbio ci afferra in riferimento alla eccessiva enfatizzazione del tirocinio, come se fosse una sorta di svolta epocale per avere super-personale, interessante è invece l’anno di specializzazione dopo la laurea magistrale, che dovrebbe essere il titolo irrinunciabile per qualsiasi docenza. Durante quest’anno infatti, ma se fossero due andrebbe meglio, le materie oggetto di esami e di verifica dovrebbero appunto essere quelle che fanno riferimento alla scienza dell’educazione, comprese diritto scolastico (contratto, contrattazione, rapporti con la dirigenza, gli alunni, i genitori, tenuta dei registri, diritti e doveri ecc.), psicologia, gestione dei conflitti ecc.
Non si può infatti più pensare di chiudere, magari in una classe con 30 ragazzi di una scuola difficile, un giovane neolaureato, magari preparatissimo nella sua disciplina, ma che non sa nulla o pochissimo, né di regole legali, né di psicopedagogia.
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