I parlamentari in commissione Cultura di Camera e Senato del M5S presentano un’interrogazione al Miur in merito alle abilitazioni sul sostegno conseguiti in Romania.
“Il ministro Giannini – affermano i pentastellati – è a conoscenza del gravissimo fenomeno di ‘migrazione’ da parte di docenti italiani in Romania che ha come obiettivo il conseguimento, in due sole settimane, delle specializzazioni sul sostegno? Quali iniziative intende mettere in campo il Miur per fermare quella che è una vera e propria scorciatoia al limite del lecito e assai poco professionale?”
“Sulla base delle denunce fatte dall’Unicobas Lombardia e di notizie pubblicate dalla stampa, continuano i parlamentari, sembra proprio che in Romania si sia sviluppata una ‘fabbrica di abilitazioni sul sostegno’, con docenti italiani che si recano al di fuori del Paese al fine di procurarsi l’abilitazione in modo molto più rapido e meno impegnativo rispetto a quello previsto dalla legge presso le nostre università” .
“In particolare, sottolineano i grillini, la meta di questi insegnanti sarebbe appunto la Romania dove, per conseguire il certificato di specializzazione per il sostegno, è sufficiente seguire un breve corso. Con 10mila euro e in soli 15 giorni, i partecipanti vengono ammessi, senza dover superare alcuna selezione in ingresso, a corsi di lingua rumena e a di specializzazione sul sostegno che, tra l’altro, non prevedono alcun tirocinio. Una volta ottenuta la specializzazione sul sostegno in aggiunta a quella relativa alla propria classe di concorso, al docente non resta che presentare richiesta di riconoscimento del titolo presso la Direzione generale per gli Ordinamenti Scolastici e l’Autonomia Scolastica del Miur”.
“Al contrario, concludono i parlamentari del M5S, in Italia, chi decida di acquisire la specializzazione per le attività didattiche di sostegno mediante l’abilitazione disciplinare, deve superare le selezioni che consentono l’ingresso agli appositi corsi universitari, i quali prevedono l’acquisizione di un minimo di 60 crediti formativi, almeno 300 ore di tirocinio e una prova finale. Insomma, questo fenomeno si configura come una vera e propria concorrenza sleale rispetto alla quale il ministero dell’Istruzione deve dare risposte chiare ed immediate”.