“Nel disegno di legge Istruzione del governo, quello che secondo Renzi dovrebbe riformare e migliorare la scuola italiana, su un totale di 26 articoli per ben 22 volte compare la formula ‘senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica’. Fuori dal burocratese, questo significa solo una cosa: è la prova che questa riforma è un grande bluff come abbiamo sempre denunciato, è la chiara dimostrazione che il governo non sta investendo soldi sulla scuola pubblica statale come invece vorrebbe far credere e sta solo ponendo le basi per un sistema scolastico verticistico, con una chiara impronta aziendalistica fatta di discriminazioni e disuguaglianze”. Lo affermano i parlamentari del M5S delle Commissioni Cultura di Camera e Senato.
“Invece di dare alla scuola pubblica quei soldi di cui avrebbe disperatamente bisogno per funzionare – denunciano -, questa riforma assegna detrazioni per quasi 67 milioni di euro all’anno alle famiglie che iscrivono i propri figli alle scuole private: una misura indegna, se si pensa ai tanti bisogni delle scuole pubbliche statali a cui oggi fanno fronte i genitori di tasca propria, e che alla luce della bocciatura da parte del Consiglio di Stato del sistema di contributi Dote Scuola della Regione Lombardia appare del tutto illegittima. Noi abbiamo un’idea della scuola antitetica a quella renziana: una scuola squisitamente pubblica e inclusiva, in cui nessuno viene lasciato indietro, fatta di collaborazione e di sostegno tra istituti e non di competizione e di finta autonomia, in cui non c’è spazio nè per un dirigente scolastico ‘padrone’ della sua scuola nè per la chiamata diretta dei docenti. Tutto l’impianto della riforma è da rifare, salvaguardando solo le assunzioni dei docenti precari, e da riscrivere da capo con il tempo che un provvedimento di questo tipo merita, eliminando le troppe deleghe al governo e ascoltando davvero e non per finta il mondo della scuola”.
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