“Ci è voluta una congiunzione astrale quasi perfetta tra governo e Parlamento per permettere a 4mila lavoratori, tra docenti e personale Ata, che hanno maturato i requisiti anagrafici e contributivi nell’anno scolastico 2011/2012, di andare in pensione in regime pre-Fornero. Sui cosiddetti ‘quota 96’ esprimiamo soddisfazione, ma occorre precisare che il diritto è stato ripristinato solo in parte”. Lo dicono i deputati del M5S, che fin dal loro ingresso in Parlamento hanno fatto pressioni per uno sblocco dell’impasse con risoluzioni, emendamenti e ordini del giorno.
“Infatti, la modifica accolta in commissione Affari Costituzionali in occasione dell’esame del decreto Pa – aggiungono – pur prevedendo il pensionamento del personale scolastico interessato sin dal prossimo settembre, dispone che la liquidazione del trattamento di fine servizio venga differita e non erogata dopo sei mesi dalla data di cessazione del rapporto lavorativo, così come previsto dalla legge pre-Fornero”.
“Il M5S hachiesto, ed ottenuto, la votazione per parti separate dei vari commi componenti l’emendamento – spiega Maria Marzana, da sempre in prima linea al fianco dei ‘quota 96’ – e dopo aver votato favorevolmente al riconoscimento del diritto alla pensione, ci siamo astenuti sul comma che posticipa e rateizza con scadenze lontane tra loro l’erogazione del Tfs”.
“Riteniamoinfatti che le disposizioni normative a cui riferirsi sarebbero dovute essere quelle antecedenti la riforma Fornero. Il M5S rifiuta di essere complice di questo governo e di questa maggioranza che hanno voluto ripristinare solo parzialmente un diritto, trattenendo come cauzione parte dei contributi versati nei decenni di attività lavorativa da questi soggetti”, chiude la deputata del MoVimento 5 Stelle.
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