La scuola sta diventando sempre più professionalizzante e meno formativa, nel senso ampio del termine.
Di chi sia la colpa è evidente. Senz’altro di chi ha smantellato la scuola e non certamente dei docenti, dei dirigenti, degli studenti. Pensiamo alla riduzione dei Licei a quattro anni, che colpirà inesorabilmente i contenuti e la preparazione della giovane generazione.
Si dà meno importanza ai contenuti nella scuola e più alle competenze, che sembrano essere la panacea di tutto.
In effetti, si vuole far studiare con meno sforzo ,ma questo non è veritiero e possibile: i compiti per l’ex ministro all’istruzione Giannini dovevano essere eliminati, se si voleva essere realmente buoni insegnanti!!
In un momento e soprattutto alla secondaria di primo grado, la grammatica non si doveva insegnare, anzi era ritenuta troppo normativa e si doveva evitare, anche, di correggere gli errori nei testi per non sminuire lo studente!!Addirittura, nella Riforma Berlinguer, si voleva eliminare Dante dai programmi, in quanto superato!
Ma la grammatica va insegnata, se si vogliono evitare gli errori, se si vuole consentire ai giovani di esprimere le idee e i concetti correttamente, non solo alle secondarie di primo grado, ma anche in quelle di secondo grado, anche se nei trienni sembra che la letteratura tolga spazio a questa, intendiamo lingua italiana.
Ma la letteratura non è forse lingua? Però, vengono diminuite le ore di italiano, invece di aumentarle. Il senso critico nasce dall’analisi, non certamente dalla sintesi, ma si privilegia quest’ultima alla prima,che sembra superata. Vogliamo una generazione piatta o pensante?
La realtà è che la scuola ha sempre più a che fare con l’economia e che i tagli portano anche a colpire la scuola qualitativamente. Gli investimenti nella scuola sono diminuiti. Questi sono dati reali.
Si dà spazio all’alternanza scuola / lavoro, oggi, che sembra essere la soluzione al problema reale della preparazione degli allievi, ma in realtà i nostri studenti scrivono sempre peggio e questo viene denunciato da più parti, dai professori universitari, dai docenti, dagli intellettuali, da Salvatore Settis a Massimo Cacciari a quanti altri che non stiamo a menzionare.
La scuola digitale, certamente, non risolverà i problemi sostanziali della scrittura e, inevitabilmente, se non si confronterà coi contenuti, con la preparazione degli allievi, creerà degli automi non pensanti. Contenuti e competenze devono andare di pari passo, comunque i contenuti sono prioritari.
Per essere al passo coi tempi, si introdurrà l’uso del telefonino in classe, ma con quali risultati?
Analfabetismo di ritorno e analfabetismo emotivo saranno contrastati?
Che fare? Stare inermi a guardare lo smantellamento della scuola o contrastare prima che sia troppo tardi?