Il Presidente del Consiglio torna di nuovo alla carica e se la prende ancora una volta con gli insegnanti delle scuole statali che inculcherebbero “ideologie e valori di sinistra” contrari quindi a quelli voluti dalle famiglie.
Ora, diciamo la verità: ma siamo proprio sicuri che la stragrande maggioranza dei docenti italiani siano di sinistra, anzi “comunisti” come sostiene il premier?
Forse non sarebbe male ricordare che nella scuola primaria, ad esempio, l’associazionismo e il sindacalismo di matrice cattolica sono, da sempre, maggioritari.
Nelle superiori, poi, gli ex sessantottini chiamati spesso in causa per spiegare i mali della scuola italiana, sono ormai fuori gioco: chi nel ’68 frequentava l’università ha superato abbondantemente i 60 anni e quindi è ormai in pensione.
Senza considerare che non sempre gli ex sessantottini sono comunisti incalliti: non ci risulta, per esempio, che Giuliano Ferrara possa essere considerato oggi un comunista anche se nel ’68 era addirittura uno dei leader della FGCI; per non parlare poi dei non pochi esponenti di Lotta continua che ora lavorano nelle reti Mediaset.
Insomma: l’equazione “sessantottino = intellettuale comunista” è una vera e propria “leggenda metropolitana” che da anni viene propinata all’opinione pubblica e acriticamente accolta per buona da molti.
Quanto poi all’”inculcare”, il premier sembra dimenticare che da più di 30 anni esistono nella scuola organi collegiali all’interno dei quali, per legge, i docenti devono confrontarsi: lo stesso Piano dell’offerta formativa dell’istituzione scolastica viene esaminato, discusso e approvato dagli organi collegiali della scuola anche con la partecipazione dei genitori.
Perfino l’adozione dei libri di testo deve ottenere il parere dei genitori presenti nei consigli di classe e di interclasse: se libri “comunisti” circolano nelle scuole italiane questo avviene anche con il benestare dei genitori, la cui maggioranza – come ci ricorda spesso il premier – vota rigorosamente per il centro-destra !
Si dirà: tutto questo è vero, ma resta il fatto che quando l’insegnante entra in classe, grazie alla libertà di insegnamento di cui gode, può sostanzialmente fare e dire ciò che desidera.
Ma non è così: l’articolo 1 del TU del 1994 sottolinea che l’esercizio della libertà di insegnamento “è diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni”.
L’articolo 2 aggiunge però che tale azione di promozione “è attuata nel rispetto della coscienza morale e civile degli alunni”.
Se davvero ci sono nella scuola insegnanti che “inculcano” l’ideologia comunista (o qualunque altra ideologia) senza alcun rispetto per la “coscienza morale e civile degli alunni”, allora vanno perseguiti disciplinarmente e penalmente perché stanno violando la legge. E il Governo, anzichè perder tempo in proclami, provveda ad inviare ispettori nelle scuole e a sanzionare i docenti e i dirigenti che non rispettano le leggi dello Stato. Ma questo quotidiano stillicidio nei confronti della scuola e di chi ci lavora sta diventando francamente inaccettabile.
Si vedano sull’argomento anche gli interventi dei lettori pervenuti in redazione