Si parla del 2014 come l’anno in cui il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza lancia l’idea di una costituente della scuola da avviare entro il prossimo giugno con lo scopo di far sì che i ragazzi si diplomino prima e con competenze maggiori.
L’idea non entusiasma molto i docenti che, da loro punto di vista, pensano che le priorità siano altre. Per alcuni docenti la costituente della scuola che il ministro Carrozza intende organizzare nei prossimi mesi è solo un modo per distogliere l’attenzione dai gravi problemi che coinvolgono la categoria degli insegnanti.
Altro che costituente della scuola, qui bisogna al più presto porre un rimedio al crescente disagio degli insegnanti che si sentono stressati e fortemente demotivati.
Forte è la demotivazione della gran parte delle categoria docente, che si ritrova carichi di lavoro sempre più pressanti e cogenti, ma al contempo una busta paga sempre più esigua che perde, con una continuità temporale impressionante, il suo potere d’acquisto.
Il leitmotiv di questi ultimi tempi è quello di abrogare per via legislativa, norme contrattuali, ritenute un privilegio per i docenti, ridisegnando i doveri dei docenti, anche in materia di ferie ed orario di servizio, e i nuovi diritti.
Si è persa capacità contrattuale, tanto che il contratto è stato fortemente destrutturato, e la scuola ha assunto una struttura dell’organizzazione del lavoro di tipo verticistico.
Le direzioni delle scuole tendono a non piegarsi più di tanto alle logiche dei contratti e, per ragioni di produttività e di raggiungimento degli obiettivi di azienda, a non restare vincolate agli obblighi di norme e di patti condivisi.
È diventata una scuola frenetica, dove l’ossessione del risultato da raggiungere a tutti i costi, ha fatto saltare il tappo dei diritti contrattuali, creando una forte asimmetria tra diritti sottratti e l’introduzione di nuovi doveri.
Si tratta di una logica aziendalistica che non funziona e crea un forte disagio ai docenti, ed è quindi fallimentare. Inoltre (cosa non secondaria) questa logica aziendalistica sostenuta con i soldi pubblici, che tra le altre cose stanno anche diminuendo sensibilmente, non potrà mai funzionare con successo, come invece una certa politica sostiene.
Per ridare speranza alla scuola e al suo buon funzionamento, bisognerebbe cambiare rotta, risolvendo il disagio dei docenti e rinnovando sul piano economico e normativo il contratto, ormai scaduto da oltre 4 anni. Ma il timore che esiste tra i lavoratori della scuola, è quello di trovarsi con un rinnovo contrattuale peggiorativo, dove alla diminuzione dei diritti faccia riscontro una proporzionale pretesa dei doveri, senza incrementi stipendiali significativi. D’altronde questa è la logica che ha ispirato quello che a noi piace chiamare la destrutturazione del contratto collettivo di lavoro della scuola. In questi ultimi anni abbiamo infatti assistito alla nascita di leggi volte a derogare in senso più sfavorevole per i lavoratori e soprattutto per i docenti, i patti di natura contrattuale.
Se questo governo vuole veramente fare qualcosa di buono per la scuola, deve trovare i soldi, da sottrarre magari alle ingenti spese militari, per finanziare un vero contratto per gli insegnanti, restituendo onorabilità e dignità a questa importante professione.
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