Ho letto con dispiacere l’articolo che il direttore del giornale Sallusti ha dedicato agli insegnanti.
La frase più “edificante” dell’articolo è proprio il suo incipit, in cui si legge che il corpo docente sta scrivendo una delle pagine più squallide della storia della nostra Repubblica. Potrei controbattere frase dopo frase, perché le bugie, la lettura tendenziosa di quanto sta avvenendo e, soprattutto, la completa ignoranza relativa ai meccanismi che sorreggono il mondo della scuola sono così evidenti, che basterebbe pochissimo a riportare gli argomenti nella loro giusta collocazione. Ma io non cederò a questa tentazione. Non voglio farmi trascinare ad un livello così basso di confronto. Certo non tutti gli insegnanti sono degni di questo nome, ma c’è qualche categoria lavorativa in cui il limite umano è inesistente? Sono stati scomodati gli eroi come termine di paragone. Lo stesso termine è stato associato ai medici e a tutto il personale degli ospedali, che in questi mesi ha combattuto una battaglia, che ha lasciato sul campo migliaia di persone. Quasi che svolgere il proprio lavoro con senso di responsabilità sia diventato un atto eroico e non la ordinarietà.
E allora voglio parlare di tutti gli insegnanti che hanno saputo adeguarsi velocemente ad una nuova modalità fatta di sguardi filtrati da un monitor, di connessioni che spesso impediscono la comprensione dell’ultima parola, di piattaforme di ogni genere per montare video spiegazioni, per creare delle mappe, per elaborare dei files.
Mi chiedo quale categoria lavorativa abbia mai affrontato un cambio totale di strategia, in maniera così improvvisa, e con il desiderio disperato di riuscire a fare il possibile per non perdere il contatto con i propri studenti, regalando, con parole studiate, la sensazione che poi in fondo è tutto sotto controllo.
Quelle parole studiate sono il frutto di un’esperienza di vita in continuo divenire, perché i nostri ragazzi cambiano ogni giorno pensieri, punti di riferimento insieme al taglio dei capelli e alle scarpe da ginnastica.
E allora pur di mostrarsi all’altezza di un cambio di passo così repentino, perché il professore nell’immaginario sa sempre tutto, gli insegnanti, quegli stessi insegnanti che sono stati lasciati soli da tutti coloro che avrebbero dovuto proteggerli, perché hanno in mano il futuro del nostro paese, quegli stessi insegnanti a cui il taglio dei fondi per la scuola non ha impedito di continuare a usare gli stessi strumenti ma a spese proprie, quegli stessi insegnanti che amano trasmettere la passione per la lettura, per la scrittura, per il fare di conto e che sono invece costretti ad impiegare gran parte del loro tempo in carte che nulla hanno a che vedere con la trasmissione del sapere, ebbene gli insegnanti hanno trascorso intere giornate, e in qualche caso anche ore notturne, per essere più performanti possibili e per prendersi cura di quella fascia di età che è stata la più penalizzata in assoluto durante quella quarantena.
E chissà che non siano riusciti a regalare qualche sprazzo di normalità in un mondo in cui l’ignoranza si è vestita di autorevolezza, ma, come tutti quelli che non sanno, non riesce a nascondere l’abito liso e le scarpe sporche che fanno capolino sotto il manto della sua finta eleganza.