Categorie: Politica scolastica

Ma se Mattarella firma la legge, si apre la procedura per “attentato alla Costituzione”?

La battaglia – perchè di questo ormai si tratta – sul ddl scuola procede senza esclusione di colpi e al momento è davvero difficile capire come si potrà concludere.
Dopo il fallimento dell’incontro di ieri fra Governo e sindacati e dopo le proposte alternative lanciate dai sindacati e dalle associazioni di “La Scuola che cambia” (ne fanno parte anche Cgil, Cisl e Uil) adesso si aspetta la giornata di giovedì 14 quando la relatrice Maria Coscia dovrà presentare il provvedimento in aula.
Per intanto va segnalato che nella giornata di martedì 12 la Commissione Affari Costituzionali non evidenziato particolari vizi di legittimità ma si è limitata a fornire qualche “suggerimento”: coinvolgere maggiormente le Regioni su alcune procedure, precisare meglio criteri e linee direttive di due deleghe contenute nell’articolo 21 (ma nel frattempo una delle due è stata cancellata dalla Commissione Cultura), acquisire il parere del Garante per la Privacy in materia di scuola digitale.
La decisione della Commissione mette ora in difficoltà quanti, nelle ultime settimane, hanno puntato molto sul tema della incostituzionalità del provvedimento (come si ricorderà era intervenuto sulla questione persino Ferdinando Imposimato).
E, sempre basandosi sulla ipotesi di incostituzionalità (ne ha parlato lo stesso Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc-Cgil), diversi gruppi e movimenti hanno anche scritto al presidente Mattarella chiedendogli esplicitamente di non firmare la legge quando gli verrà trasmessa dal Parlamento. Ma cosa succederà se il presidente, come peraltro a questo punto è molto probabile, firmerà la legge e ne autorizzerà la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale?
Se gruppi, movimenti e sindacati che parlano di incostituzionalità volessero essere conseguenti e coerenti dovrebbero chiedere che in Parlamento si aprà la procedura prevista dall’art. 90 della Costituzione secondo il quale il Presidente della Reppublica può essere posto in stato di accusa dal Parlamento per attentato alla Costituzione. Ma si tratta, ovviamente, di una ipotesi di fantapolitica.

Reginaldo Palermo

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