Una cosa sono i toni trionfalistici e forse anche propagandistici di chi fa politica, e vanta, con particolare enfasi, la propria azione legislativa, altra cosa è, invece, la realtà dei fatti.
Sul decreto istruzione, approvato a pieni voti e in tempi rapidissimi dal Senato, senza che ci fosse un’opposizione politica di una certa consistenza, infatti i voti contrari al provvedimento sono stati soltanto 15; si addensano i sospetti che, la tanto sbandierata inversione di rotta sulla politica che riguarda la scuola, non ci sia stata realmente.
Il decreto legge 104/2013, convertito in legge n.128 il giorno 8 novembre 2013, ed in particolare l’art. 15, riferito al personale scolastico, è definito un piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato di personale docente, educativo e Ata, per gli anni 2014-2016, tenuto conto dei posti vacanti e disponibili in ciascun anno, delle relative cessazioni del predetto personale e degli effetti del processo di riforma previsto dall’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n.133.
In detto articolo di legge si conferisce anche il maggior grado possibile di certezza nella pianificazione degli organici della scuola, condizionando ciò ad una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale per il personale della scuola, che assicuri l’invarianza finanziaria, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, nel rispetto degli obiettivi programmati dei saldi di finanza pubblica.
Siamo alle solite, tutto resta come è sempre stato, non esiste nessuna inversione di rotta.
Il partito democratico, di cui il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza fa parte, ha sempre criticato, anche con toni aspri, l’art. 64 della legge 133/2008, esprimendo pareri alternativi e contrari a questo provvedimento, visto come una norma di tagli dannosi per la scuola pubblica.
Ebbene adesso il partito democratico annuncia, con proclami di giubilo, il piano di assunzioni in tre anni di 16mila Ata e di 69mila nuovi insegnati, di cui 27mila solo nel sostegno, dimenticando di dire che queste assunzioni sono condizionate dagli effetti negativi del tanto bistrattato art. 64 della legge 133/2008.
L’enfasi dei proclami sulle 69mila assunzioni è nella realtà smorzata dall’obbligo di rispettare, perché queste assunzioni si materializzino effettivamente, l’invarianza finanziaria, che dovrà essere certificata tramite un decreto interministeriale.
Parlare su queste basi di inversione di rotta, ci sembra audace.
Sarebbe stato un buon segnale di inversione di tendenza, avere risolto il problema del pensionamento dei quota 96, ed invece su tale problema tutto tace.
Anche sulla sicurezza delle scuole, il decreto sembra avere partorito un topolino.
Molti francamente non comprendono i toni trionfalistici del ministro Carrozza, sull’approvazione di questo decreto. Piuttosto negli ambienti di scuola, si è allarmati per i prossimi provvedimenti che il ministro vuole portare avanti, che rappresenterebbero il tentativo di fare crollare alcuni tabù, così il responsabile del Miur li definisce, che regnano sovrani nelle scuole?
Ma quali sarebbero questi tabù? Si parla della sperimentazione di abbreviare di un anno il percorso della scuola secondaria di secondo grado, di superare il sistema degli scatti di anzianità con l’introduzione di un avanzamento di carriera basato sulla produttività e sulla valutazione della qualità del servizio, e per ultimo dell’aumento dell’orario settimanale di servizio per i docenti della scuola secondaria.
A noi sembra che più che fare crollare le barriere dei diritti contrattuali, ci sia il tentativo di portare avanti una politica germano-centrica, che del bene della scuola pubblica importa veramente poco.
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