La ministra della Pa, Marianna Madia, a margine dei lavori alla Camera, ha detta inoltre, a proposito delle novità inserite nel decreto legge di riforma della pubblica amministrazione: “Noi non andiamo in deroga alla Fornero, ma abbiamo posto una serie di paletti” di anzianità e anagrafici, specificando la necessità di motivare la scelta “con criteri oggettivi”, così da applicare la norma “in modo virtuoso e non vizioso o arbitrario”. In questo modo, aggiunge il ministro, “le eccellenze indispensabili non saranno sostituite, potranno restare. Ma, in alternativa, ci sarà la possibilità di fare entrare giovani”. Sul numero di uscite possibili attraverso gli strumenti previsti nel dl, si legge sull’Ansa, il ministro non fa stime: “esistono delle platee potenziali, ma bisogna capire quante sarebbero andate in pensione di loro spontanea volontà e, poi, tra quelle che non l’avrebbero richiesto, quelle a cui lo richiede l’amministrazione”. Di certo, sottolinea Madia, “la norma non basta a sbloccare le ingiustizie subite e che stanno subendo le giovani generazioni, ma segna un’inversione di tendenza forte”.
Inoltre ha precisato che la scelta di porre o meno la questione di fiducia verrà fatta “in base al numero e alla qualità degli emendamenti presentati” in aula.
Per ora sono stati presentati quasi 700 emendamenti, ma i conteggi esatti si avranno solo stasera.
La ministra ha detto di essere “impegnata entro la fine dell’anno ad approvare in via definitiva il disegno di legge delega” sulla riforma della pubblica amministrazione, il cui esame partirà dopo la pausa estiva.
Nel decreto sulla pubblica amministrazione, ha sottolineato infine l’ex ministro e deputato del Pd, Cesare Damiano, ci sono due importanti misure di correzione del sistema previdenziale targato Fornero: “la prima riguarda ‘quota 96’ degli insegnanti, che sana un errore madornale della ‘riforma’ che ha intrappolati fino a oggi oltre 4.000 insegnanti. La seconda, relativa all’eliminazione delle penalizzazioni a carico di coloro che vanno in pensione di anzianità prima dei 62 anni: una vera e propria vessazione a carico dei lavoratori precoci. Queste correzioni sono molto sentire e attese dai lavoratori e, per la scuola, si apre la possibilità di assumere 4.000 nuovi insegnanti: una bella risposta alla disoccupazione intellettuale dei giovani. Queste misure, sostenute da un ampio schieramento di forze, debbono andare a buon fine: una nuova delusione sarebbe fonte di grave conflitto politico”.
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