Il Jobs Act non si applica ai lavoratori pubblici, che però si devono assumere le loro responsabilità.
I dipendenti della PA che lavorano male vanno incontro anche al licenziamento. Lo ha detto il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, in audizione al Senato.
Il Jobs Act, secondo il ministro “è una normativa che solo nel privato può trovare applicazione” e non ci saranno “ricette semplicistiche” per farla transitare nel pubblico. Nessun pericolo, quindi, di licenziamento per le decine di migliaia di docenti neo assunti attraverso la Legge 107/15.
L’argomento è diventato di attualità, dopo che la Cassazione ha affermato, pochi giorni fa, che le modifiche alle norme sul licenziamento introdotte dal Jobs Act si applicano anche ai nuovi assunti nella Pubblica Amministrazione. “Ritengo che la sentenza andrebbe letta in modo più approfondito. Infatti alla fine stabilisce che il lavoratore va reintegrato” ha detto Madia. E poi ha voluto rimarcare “la differenza sostanziale fra datore di lavoro pubblico e datore di lavoro privato. Il privato lavora con risorse proprie, lo Stato lavora con risorse della collettività.
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Se un licenziamento nel pubblico ha un vizio, la collettività vedrebbe allontanato in modo sbagliato un lavoratore pagandogli un’indennità con soldi pubblici. Quindi il danno sarebbe doppio”. “Non applichiamo il jobs act al pubblico impiego”, ha detto chiaro il Ministro tanto più che la sentenza della Cassazione è “una singola pronuncia, ve ne potranno essere altre e noi siamo i legislatori”.
Detto questo, il ministro ha voluto rassicurare sul fatto che “chi lavora male” può essere licenziato anche nella Pubblica Amministrazione. Art.18 “Non significa non sanzionare chi fa male, tutt’altro” ha detto ancora. Per i dipendenti pubblici che “fanno male” ci saranno i procedimenti disciplinari.
“Nella delega – ha aggiunto Madia – è presente un criterio fondamentale per riuscire a garantire, una volta per tutte, esiti concreti e la conclusione dei procedimenti disciplinari” perché si arrivi a una sanzione concreta.
Il ministro reputa infine la riforma della PA poco realizzabile: “I procedimenti disciplinari, così come introdotti da Renato Brunetta, non funzionano perché sono troppo complicati. Noi ci faremo carico di fare in modo che i procedimenti disciplinari funzionino”.
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