Il Consiglio dei Ministri si è concluso da poco, con una notizia buona e una meno buona (per lo meno per chi si aspettava un cambio di rotta deciso sulla questione).
Incominciamo con la notizia buona: dopo aver illustrato per sommi capi le modifiche che il Governo ha deciso di apportare alle norme che regolano il funzionamento della Pubblica Amministrazione il ministra Marianna Madia ha concluso annunciando si “essere pronta per inviare all’Aran l’atto di indirizzo per l’avvio delle trattative per il rinnovo dei contratti pubblici”.
Si tratta ora di vedere l’entità delle risorse economiche che verranno messe in campo e i criteri ai quali ci si dovrà attenere per distribuire le gli aumenti stipendiali (uguali per tutti o finalizzati a far recuperare potere di acquisto ai dipendenti con stipendi più bassi o, ancora, con attenzione a chi risulta più “meritevole”?)
Ma c’è anche una notizia che non farà felici i sindacati:il Consiglio dei ministri ha approvato due schemi di decreto in materia di pubblico impiego, uno per la revisione del TU 165 del 2001 e uno per l’aggiornamento del decreto Brunetta 150 del 2009.
Per quanto se ne sa in questo momento (il testo ufficiale dei due provvedimenti sarà noto probabilmente lunedì) in nessuno dei due testi è presente la disposizione che i sindacati si aspettavano: la cancellazione completa dell’articolo 1 della legge Brunetta e il ripristino della disposizione che consente di modificare norme di legge per via contrattuale.
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