La ministra della P.A., Marianna Madia in un colloquio con il Corriere della Sera, è assai chiara: la bocciatura della riforma della pubblica amministrazione rende più difficile introdurre gli aumenti agli statali: “La situazione si è complicata perché la sentenza arriva nel mezzo di una trattativa con i sindacati”.
Per sbloccare i contratti per i quali è prevista una parte economica, con aumenti medi di circa 85 euro, e una parte normativa per modificare alcuni istituti, come la valutazione o il salario accessorio.
Adesso, dice la ministra al Corriere, “occorre capire come posso impegnarmi sulla parte normativa se prima non raggiungo l’intesa con tutte le Regioni”.
“Tecnicamente penso di non aver fatto errori, e nemmeno politicamente. Noi andiamo avanti con tranquillità e determinazione. Per questo sarà importante che passi il referendum, anche per superare le tante resistenze al cambiamento.”
La sentenza della Consulta incide solo su un numero limitato di decreti legislativi della riforma della pubblica amministrazione e nel cestino finiscono solo le misure decise dal governo sulla dirigenza e sui servizi pubblici locali, evidenzia ancora Madia.
“Il problema è limitato a 5 dei 18 decreti legislativi finora approvati. Tre di questi sono già in vigore. Riguardano la riduzione delle partecipate, la licenziabilità dei ‘furbetti del cartellino’ e l’istituzione di un elenco nazionale dei direttori sanitari: 200 persone che gestiscono 113 miliardi di spesa ogni anno”.
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“Su questi tre decreti andrò, come chiede la sentenza, nella conferenza Stato-Regioni per avere un’intesa e poi, se Zaia non si metterà ancora di traverso, presenterò decreti correttivi e le riforme andranno avanti. Gli altri due, dirigenza e servizi pubblici locali, erano stati approvati giovedì in consiglio dei ministri, ma dopo la sentenza, non li abbiamo mandati al Quirinale e non vedranno la luce”.
Dunque non finisce nel cestino mezza riforma dopo due anni di lavoro: “Assolutamente no mezza riforma, ma erano certo decreti importanti” chiarisce Madia. “Prevedere più concorrenza nei servizi pubblici locali, a cominciare dai trasporti, e che dirigenti non meritevoli non restino al loro posto avrebbe portato grandi vantaggi ai cittadini e alle stesse autonomie locali”.
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