Attualità

Maestra a processo per il bimbo precipitato da una scala in una scuola di Milano. Forse va rivista la legge di 80 anni fa

Proseguirà presso il Tribunale di Milano a partire dal 26 ottobre la vicenda giudiziaria legata all’incidente occorso il 10 ottobre del 2019 ad un piccolo alunno di classe prima della scuola Pirelli di Milano.

Il bimbo aveva chiesto di andare in bagno; le insegnanti (in due in classe in quel momento) lo lasciarono uscire, convinte che sul paino fosse presente una collaboratrice scolastica.
Ma la collaboratrice si era allontanata dalla sua postazione così che l’alunno rimase di fatto incustodito.
Il piccolo precipitò dalla scala dopo essersi affacciato dalla ringhiera.
A seguito della caduta da un’altezza di più di 10 metri il piccolo riportò ferite che ne causarono la morte.

Fino a questo momento ci sono state già due condanne, una nei confronti della collaboratrice scolastica, che aveva patteggiato, e una nei confronti dell’insegnante di classe che aveva scelto il rito abbreviato: in entrambi i casi il giudice ha ritenuto di condannare le due donne per omicidio colposo determinato dalla mancata vigilanza sull’alunno.
Oggi 15 luglio si è aperto il processo con rito ordinario nei confronti della seconda docente presente in classe quel giorno, una insegnante di sostegno assegnata alla classe.
“Abbiamo scelto il rito ordinario – dicono gli avvocati della difesa, secondo quanto riporta una nota dell’Ansa – perché siamo sicuri dell’innocenza della nostra assistita, riusciremo a smontare l’accusa, perché è vero che c’è un dovere di vigilanza ma è vero anche che in alcuni casi possono verificarsi situazioni imponderabili e imprevedibili”.

Nella prossima udienza, fissata per il 26 ottobre, saranno in aula i primi testi dell’accusa (21 i testimoni in totale) mentre i familiari del bimbo si sono costituiti parte civile.

La drammatica vicenda mette in evidenza come sul personale scolastico gravino spesso responsabilità di cui non tutti conoscono neppure la gravità. Il tema è di grande rilevanza e dovrebbe forse essere affrontato anche in sede contrattuale in modo da prevedere, almeno, una qualche forma di tutela assicurativa che preveda la copertura della responsabilità civile e delle spese legali in caso di necessità. Non da oggi si discute però anche della revisione delle norme del codice civile relative alla “culpa in vigilando” che ricade sui docenti e che forse sarebbe davvero il caso di riesaminare e aggiornare tenendo conto che le norme attuali risalgono ad almeno 80 anni fa.

Reginaldo Palermo

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