Dopo il coro di dissensi e di prese di distanza dal comportamento della maestra che il 22 febbraio, durante il corteo degli antagonisti contro CasaPound Torino, ha augurato la morte alle forze dell’ordine schierate a difesa del comizio di Simone Di Stefano, da qualche giorno si stanno accavallando gli schieramenti in sua difesa.
Le prime ad esprimere solidarietà all’insegnante Lavinia Flavia Cassaro, sono state le “Cattive maestre”, perché “non siamo tenute incarnare 24 ore su 24 e in ogni momento della nostra vita il ruolo del posto di lavoro né a rispettarne la disciplina”; poi, è stata la volta dell’associazione degli avvocati progressisti, secondo la quale “il lavoratore non vende più se stesso ma solo le attività indicate nel contratto e nell’orario ivi previsto, restando irrilevante la sua vita extralavorativa”.
Domenica 4 marzo è stata la volta dell’esecutivo nazionale dei COBAS della Scuola, che attraverso il portavoce nazionale Piero Bernocchi parla di “intollerabile e demenziale linciaggio mediatico e politico-elettorale che ha colpito l’insegnante”.
Per il sindacato di base, “in punta di diritto l’auspicato – da massmedia e politici – licenziamento é letteralmente fuori dal mondo: qualsiasi giudice cancellerebbe un provvedimento del genere. L’uscita di Renzi e di qualche altro politico minore è da squallida campagna elettorale, in linea con tutta la penosa propaganda dei principali partiti nelle ultime settimane: ma un conto sono le sparate per raccattare qualche voto in più, un conto i licenziamenti che dovrebbero poi passare sotto il naso di un giudice”.
Sempre secondo i Cobas, “è utile sottolineare, come efficacemente fa il testo delle “Cattive Maestre”, che al di fuori della scuola ognuno è un libero/a cittadino/a i cui atti politici o sociali possono essere eventualmente contestati nel merito ma non devono minimamente avere a che fare con i doveri e i diritti professionali che si esercitano esclusivamente nell’attività lavorativa scolastica. Si è buoni o cattivi maestri/e e insegnanti per quel che si fa nella scuola, non per i comportamenti, le prese di posizioni o gli atteggiamenti extra-scolastici: insomma, non si è maestre/i 24 ore su 24 e dappertutto”.
Il portavoce dei Cobas, infine, allunga la mano alla maestra anti-fascista che opera a Torino: “avendo visto e subito in questi anni numerosi stravolgimenti “in peius” di leggi, norme e regole giuridiche pur assai chiare, appare evidente che Flavia Cassaro debba comunque cautelarsi adeguatamente dal punto di vista legale. Come COBAS, dunque, le mettiamo a disposizione, qualora ce lo richieda, i nostri studi legali gratuitamente, fino alla conclusione positiva della vicenda”.
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