Ha destato scalpore la notizia rivelata giovedì da La Nuova Venezia sulla sentenza del tribunale, sezione lavoro, che ha confermato il licenziamento di una docente per manifesta incapacità didattica (errori clamorosi di ortografia, come scuola scritto con la q).
Sulla pagina Facebook de La Tecnica della Scuola, sono stati tanti i commenti di incredulità da parte dei docenti: molti hanno pensato che fosse una fake news, altri addirittura oltraggiosa della categoria degli insegnanti, già colpiti nella loro autorità negli ultimi tempi. Invece è tutto vero, purtroppo anche tra i docenti si trovano professionisti bravi e altri meno bravi.
Sul Corriere della Sera di venerdì 2 febbraio, Massimo Gramellini, dedica alla vicenda il suo consueto fondo: “[…] Bisognerebbe che al ministero qualcuno ci svelasse il quarto segreto di Fatima: come ha fatto un’analfabeta a piede libero a insegnare per anni nelle scuole, anzi nelle squole della Repubblica Italiana. Per ottenere quel posto ha dovuto superare indenne un lunghissimo percorso a ostacoli disseminato di q. Intanto l’esame di quinta elementare, dove chi scambia «squola» per l’anagramma di «squalo» andrebbe spedito dietro la lavagna, non in cattedra. Poi quello di terza media, la maturità, forse una laurea e sicuramente un concorso, senza che mai nessun esaminatore osasse fermarla. Erano tutti corrotti, ignoranti o distratti come quei tecnici ministeriali che in un tema dell’anno scorso scrissero «traccie» con la i? […] Qualcuno dirà che nel Paese in cui la ministra dell’Istruzione non ha un diploma di sc(q)uola superiore tutto è plausibile. Ma una maestra è più importante di una ministra. Plasma il futuro dei bambini. Sempre che riesca a coniugarlo”.
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