“Se accettassi questo sistema non riuscirei più a guardarvi negli occhi e non avrei più nulla da insegnarvi perché avrei perso la mia libertà e la mia dignità”. Sono le parole di una maestra del cesenatico, scritte per gli alunni nel gruppo Whatsapp dei genitori, ad argomentare e spiegare il suo no al Green pass che la terrà fuori dalla scuola a lungo – avvisa l’insegnante – “perché non presenterò nessuna certificazione per entrare e poter lavorare”.
“Per spiegarvi ciò che sto vivendo faccio un paragone con la storia di Ribelle, che voi conoscete bene. Mi riconosco – scrive la maestra ricorrendo ad una fiaba nota in classe – in questa lumaca che si allontana dall’abitudinario Paese del Dente di Leone dove farsi domande e pensarla in modo diverso è diventato motivo di esclusione e discriminazione”.
“Mi auguro che questa lontananza duri il meno possibile – conclude -. La mia è una scelta sofferta e ho tanta nostalgia di voi, del sano assembramento dei vostri corpi e delle vostre intelligenze. Intanto vi abbraccio uno ad uno esortandovi a dare il massimo di voi stessi”.
Una storia riportata dal Corriere di Romagna e rilanciata dall’agenzia Ansa.
Una voce che si aggiunge al coro dei No Green pass che ieri 25 settembre hanno sfilato nella capitale e tra le strade di Milano per ribadire una ferma contrarietà alle disposizioni sempre più stringenti del Governo. Se l’obbligo di Green pass è nato infatti nell’ambito della ristorazione per estendersi presto al mondo della scuola e tutti coloro che vi gravitano attorno, alunni esclusi, dal prossimo 15 ottobre e fino al 31 dicembre il Green pass sarà obbligatorio in tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati, un provvedimento che toccherà ulteriori 23 milioni di lavoratori.
L’Ordine dei Medici di Forlì e di Rimini, a contestazione delle parole della maestra, parlano di “scelta sbagliata” e di “messaggio pessimo“.
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