Ennesimo caso di aggressione a docenti da parte di una mamma. Stavolta tutto è avvenuto a Cosenza, come riporta il giornale locale QuiCosenza. Tutto sarebbe avvenuto lo scorso 21 dicembre, prima delle festività natalizie, e la maestra avrebbe presentato formale denuncia.
“Quest’aggressione è avvenuta in classe e in presenza dei bambini, è un episodio che ci ha lasciato davvero molto scossi”, ha raccontato la prof al giornale. “La classe partecipa ormai da tempo al ‘progetto della frutta’ che prevede, per due giorni a settimana (martedì e giovedì) il consumo di una merenda esclusivamente composta da: frutta, frutta secca, verdura o yogurt. Quel giorno un alunno porta un panino e viene invitato a non consumarlo, per rispetto ai suoi compagni e di recarsi presso il frigorifero del personale scolastico e prendere un frutto. Tutto ciò è ormai una consuetudine data dal fatto che il progetto è consolidato negli anni. Non è neanche necessario ricordarlo. I bambini sanno come comportarsi, chiedono il permesso di uscire e si recano al frigorifero senza bisogno di essere guidati”.
Poco dopo la merenda, la mamma preleva il bambino da scuola per poi tornare subito dopo nell’istituto per chiedere di parlare con una maestra. La signora è alterata e, secondo quanto riporta la docente, inizia a “rimproverare le maestre perché hanno lasciato a digiuno il bambino. Viene spiegato alla donna che durante i giorni della frutta non è possibile consumare altro pasto e che non si può gridare nei corridoi”. A quel punto le maestre tentano di rientrare in classe quando “la donna spalanca la porta dell’aula, entra in classe e di fronte ai bambini, mi si avvicina minacciosa e urla: ‘Tu non sai chi sono io. Se ti permetti un’altra volta a non far mangiare mio figlio ti faccio il c*lo tanto’”.
Appena la signora va via, la maestra aggredita verbalmente inizia a non sentirsi bene. Dell’episodio vengono informati nell’immediato preside e vicepreside della scuola. “Sono rimasta traumatizzata da quell’episodio. Noi docenti siamo impauriti – precisa la maestra – così abbiamo applicato il regolamento d’istituto per cui i genitori, prima di entrare in aula, devono essere bloccati dai collaboratori in segretaria. Quel giorno, però, la collaboratrice, mi ha riferito che non è riuscita a fermare la mamma, ma solo a rincorrerla nei corridoi, precedendola, per poi riuscire ad aprire per prima lei la porta della classe. Dopo l’aggressione, gli alunni erano fortemente scossi e in lacrime avevano preparato disegni e letterine. Per ristabilire un clima di normalità, le colleghe hanno proseguito le attività attinenti lo spettacolo di Natale previsto per il giorno dopo”.
Un docente su due reclama norme più severe che lo tutelino dalle sempre più frequenti aggressioni da parte dei genitori: da un sondaggio della Tecnica della Scuola dello scorso novembre risulta che il 90% dei docenti vorrebbe regole ancora più severe e il 43% sarebbe d’accordo con l’arresto immediato nei più casi particolarmente gravi.
Dall’indagine – realizzata dal 10 al 12 novembre e cui hanno partecipato 244 utenti – risulta che la stragrande maggioranza del corpo docente italiano ha maturato sempre maggiore insofferenza verso quei genitori che si mostrano aggressivi e violenti nei loro confronti.
L’ultimo dei casi di aggressione verso il personale docente è quello accaduto qualche giorno fa in Sardegna, dove un genitore ha colpito con una testata al volto il docente del figlio solo perché in mattinata lo aveva rimproverato perché disturbava durante la lezione.
In base a quanto approvato con il cosiddetto Decreto Caivano approvato ad inizio settembre dal Consiglio dei Ministri, in linea teorica il genitore potrebbe davvero rischiare l’arresto immediato, poiché tale reato – violenze, minacce, resistenza a pubblico ufficiale – è stato inserito dal Dl nella lista di quelli per cui è possibile l’arresto facoltativo in flagranza.
Inoltre, il ministero dell’Istruzione e del Merito dovrebbe costituirsi parte civile per difendere in tribunale il docente colpito con violenza dal genitore.
A questo proposito, va ricordato che quanto approvato a pagina 186 della Gazzetta Ufficiale, serie Generale del 9 agosto, nel 2019: “Art. 341 -bis (Oltraggio a pubblico ufficiale) . – Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato”.
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