Chi vuole diventare maestro degli asili nido sa bene che da più un anno si è alzata la soglia di preparazione: con il decreto legislativo n. 65 del 2017, specifico sull’Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni, attuativo della riforma Buona Scuola, è stato infatti previsto che per accedere a questo genere di docenza diventi indispensabile la laurea in Scienze dell’Educazione con indirizzo specifico per l’infanzia.
Il problema è che tutti gli studenti che nel frattempo avevano scelto il corso di Scienze dell’Educazione, senza specializzazione per l’infanzia, si sono visti preclusi, in corso d’opera, questa possibilità. Ed ora si sono rivolti al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.
La mobilitazione
Dopo decine di assemblee in tutti gli Atenei del Paese e dopo aver raccolto oltre 7.500 firme per chiedere al ministro Bussetti soluzioni immediate rispetto alle problematiche create dal decreto 65/2017, l’associazione studentesca Link Coordinamento Universitario ha deciso di passare ad una protesta formale, mobilitandosi in tutti gli atenei e sotto il Ministero dell’Istruzione per chiedere risposte immediate.
I motivi della protesta
“La nostra richiesta – dichiara Andrea Torti, Coordinatore Nazionale di Link-Coordinamento Universitario – è che la norma non sia retroattiva e non impedisca ai laureati in Scienze dell’Educazione (L19), iscritti al curriculum attualmente vigente, di poter svolgere il lavoro negli asili nido. All’atto dell’immatricolazione, infatti, il corso di studi di Scienze dell’Educazione era l’unico e il solo a delineare a 360 gradi la figura dell’educatore, in primis di educatore nei servizi per l’infanzia, promettendo nel suo piano di studi proprio lo sbocco del nido! Ora non è più così”
“Improvvisamente dal 31 maggio 2017, con l’entrata in vigore del decreto – continua Torti – hanno cambiato le regole del gioco, l’accesso ai servizi per la prima infanzia è previsto solo per i laureati in Scienze dell’Educazione con indirizzo specifico per l’infanzia, corso non ancora attivato nelle Università italiane e di cui non sono nemmeno ancora stati definiti i requisiti minimi dal Miur, sappiamo solo che a gennaio il Miur, ancora a guida ministra Fedeli, aveva redatto e firmato un decreto mai pubblicato i cui contenuti sono confusi e noti solo parzialmente”.
Le nuove modalità d’accesso
Nel frattempo, però, sono partite le selezioni con le nuove modalità: “sono decine – ricordano con amarezza gli studenti – i bandi di concorso pubblico per educatori al nido che selezionano già i partecipanti in base a questo titolo specifico”.
Secondo il rappresentante dell’associazione studentesca, il ministro “Bussetti, dopo aver fatto sapere a mezzo stampa che si sarebbe occupato di questo decreto, oggi non ci ha dato alcuna risposta ma rinviato ad un successivo incontro”.
Il Miur presto dovrà esprimersi
“Continueremo a mobilitarci – conclude Torti – per chiedere che il decreto attuativo del D.lgs 65 sia scritto a seguito del confronto con gli studenti e che venga eliminata la retroattività del decreto e che tutti gli immatricolati fino all’a.a.2017-2018 incluso abbiano accesso ai posti educativi nei servizi per l’infanzia e che l’indirizzo specifico sia richiesto solo per chi si immatricolerà a partire dal 2018-2019”.
Ora la replica spetta al ministero dell’Istruzione. Ed è bene che giunga prima che si concretizzino le domande per l’accesso ai corsi dell’imminente nuovo corso accademico.
Si ricorda, infine, che quello degli asili nido è un tema che interessa da vicino il nuovo governo M5S-Lega, considerando che nel programma congiunto, il “contratto” che ha fatto da premessa all’accordo di governo, è stato previsto “il sostegno gratuito per l’asilo nido a favore delle sole famiglie italiane”.