Le lunghe trattative per arrivare alla formazione del Governo M5S-Lega non hanno favorito la battaglia dei maestri con diploma magistrale contro la sentenza del Consiglio di Stato che li mette fuori dalle GaE: in assenza di un esecutivo con pieni poteri, infatti, gli ultimi mesi sono passati all’insegna del tutti d’accordo, ma nessuno decide.
Ora, però, la partita potrebbe riaprirsi: nel Contratto di Governo sottoscritto da grillini e leghisti, infatti, viene espressamente riportato che nel corso della prossima legislatura “particolare attenzione dovrà essere posta alla questione dei diplomati magistrali e, in generale, al problema del precariato nella scuola dell’infanzia e nella primaria”.
C’è poi l’impegno diretto del M5S, che ha promesso di trovare una soluzione non appena sarà al Governo.
Il tempo però passa. E a breve, già nelle prossime settimane, per effetto delle sentenze dei tribunali, che applicheranno quanto espresso dall’adunanza plenaria, decine di migliaia di maestri senza laurea potrebbero presto ritrovarsi in graduatoria d’istituto, meno di 6mila dei quali perdendo pure l’immissione in ruolo già effettata con tanto di anno di prova. E tornano a farsi sentire.
Non è un caso che, nelle stesse ore in cui Sergio Mattarella riceveva al Quirinale i leader politici di M5S e Lega, rispettivamente Luigi Di Maio e Matteo Salvini, nei pressi del Miur riprendeva quello sciopero della fame di cui tra fine aprile ed inizio maggio ha parlato tutta Italia.
Le maestre chiedono “un provvedimento urgente” che le rimetta in carreggiata, permettendo loro di rimanere nelle graduatorie ad esaurimento o di salvare l’assunzione a tempo indeterminato: ecco perché, spiegano, abbiamo deciso “di fare questa dura scelta, quanto disperata” dello sciopero della fame.
In Parlamento la strada, almeno a parole, sembrerebbe spianata. In occasione del primo sciopero della fame, infatti, ci fu un coro di richieste per salvare i maestri con diploma magistrale.
In successione, negli ultimi giorni di aprile hanno condannato l’esclusione dalle GaE, la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, dicendosi “al fianco di questi lavoratori e rivolge un appello al Governo” perché “si riunisca subito per varare un decreto d’urgenza per sventare il più grande licenziamento di massa della storia d’Italia”. Qualche giorno dopo, sempre FdI ha presentato un’interrogazione alla ministra Valeria Fedeli per comprendere quali fossero le intenzioni del Miur, peraltro, per bocca della ministra uscente, favorevole ad una soluzione legislativa.
A rompere gli indugi è stata poi la Lega Nord, che ha prodotto una specifica iniziativa parlamentare, con tanto di coda polemica tra la ministra dell’Istruzione e il sen. Mario Pittoni, responsabile Scuola del Carroccio. Una soluzione non molto diversa viene caldeggiata da Forza Italia e un’ala sempre più consistente del Partito Democratico.
Anche a livello sindacale si parla spesso del problema. Piero Bernocchi portavoce Cobas, ha chiesto di “accamparsi davanti al Miur”; Luigi Del Prete, segretario Usb Scuola, ritiene che “il cerchio va chiuso con un provvedimento che riconosca anche il pieno diritto all’assunzione per tutti coloro che raggiungono i 36 mesi di supplenza”.
Poi ci sono i Confederali, per i quali andrebbe bene anche la via della soluzione transitoria, con concorso riservato rivolto ai maestri senza laurea.
Una eventualità che rifiuta, invece, Marcello Pacifico, a capo dell’Anief, che dice no a “nuovi concorsi o a nuove graduatorie pasticciate che valutino il solo requisito di servizio: una soluzione di questo genere, avallata invece da altri sindacati, avrebbe tra l’altro come effetto quello di rimandare a casa migliaia di insegnanti del Centro-Sud”. Per il sindacalista autonomo, l’unica via percorribile rimane quella di riaprire le GaE con un decreto d’urgenza, da approvare prima del 30 giugno, come già fatto nel 2008 e nel 2012.
Nell’occasione potrebbero tornare a protestare anche gli insegnanti abilitati con il Tfa e Pas delusi dalla fase transitoria: tutti assieme chiedono a gran voce la riapertura delle GaE a tutto il personale abilitato, al fine di trovare una soluzione “alla paradossale situazione dei docenti precari nelle scuole secondarie”. Nei giorni scorsi hanno chiesto “insieme ai colleghi della scuola primaria di essere inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento” rifiutando, anche loro, “il ridicolo concorso a cattedra ideato con i decreti delegati della Buona Scuola”.
Intanto, però c’è anche chi rifiuta questa eventualità: sono i laureati in Scienze della Formazione primaria, che chiedono a gran voce di fare rispettare la sentenza del Consiglio di Stato: noi abbiamo vinto un concorso, chi non lo ha fatto non può entrare nei ruoli dello Stato. Il concetto è chiaro: bisognerà trovare una soluzione che, giustamente, non li danneggi.
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