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Maestro unico a partire dal 2009? Forse no

Con il passare delle settimane nel programma Tremonti-Calderoli-Gelmini contenuto nell’articolo 64 della legge 133 e nel decreto 137 incomincia ad aprirsi qualche crepa.
Il problema maggiore, per il momento, sembra riguardare il Piano programmatico.
L’iter da seguire affinchè il documento venga recepito in un regolamento non è propriamente breve: oltre al parere delle Commissioni parlamentari (previsto per i prossimi giorni) occorre anche quello della Conferenza unificata; ma, soprattutto, sarà necessario che il Governo lo traduca in regolamenti.
Ed è bene ricordare che sugli atti regolamentari è indispensabile acquisire anche il visto del Consiglio di Stato che ha tempo 90 giorni per esprimersi.
Solo a quel punto il Governo può deliberare e inviare al Capo dello Stato per la firma definitiva.  
A conti fatti, quindi, è molto difficile che i regolamenti possano essere emanati entro i primissimi mesi del 2009.
Nel concreto, questo significa che ci sono ragionevoli dubbi sulla possibilità che a gennaio, al momento delle iscrizioni, le famiglie dei bambini che iniziano la scuola primaria, possano davvero scegliere una classe funzionante con il “maestro unico” come prevede il decreto 137.
Non solo, ma se il regolamento sulla organizzazione didattica della scuola primaria non sarà pronto per febbraio diventerà impossibile – stante le regole attuali – definire gli organici per il 2009/2010.
C’è quindi il rischio, per il Governo, di non riuscire a tagliare nella scuola primaria i 10mila posti previsti dalle tabelle allegate al Piano (tante sono infatti le cattedre che si dovrebbero risparmiare nel 2009/2010 a seguito dell’introduzione del “maestro unico”).
A meno che l’emanazione del decreto sugli organici non venga rimandata ad aprile a regolamento approvato.
Ma a quel punto non ci sarebbero più i tempi per le operazioni di mobilità del personale docente. La difficoltà potrebbe essere però superata ad una condizione: bloccare per un anno la mobilità del personale o limitarla almeno alle sole operazioni annuali; soluzione alla quale il Governo potrebbe essere già pronto, tenendo conto che il disegno di legge Aprea che proprio in questi giorni è calendarizzato in Commissione Cultura della Camera prevede appunto trasferimenti biennali e non più annuali.
Reginaldo Palermo

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