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Maestro unico: un obbligo per la scuola?

Maestro unico: per le scuole sarà un obbligo o una facoltà?
La domanda non è banale e la risposta niente affatto semplice ed è probabile che nei prossimi giorni, in Commissione Cultura, buona parte del dibattito sarà dedicato proprio a questo tema.
Il problema nasce anche dal fatto che fra il testo dell’articolo 4 del decreto 137 e la relazione illustrativa che accompagna il provvedimento c’è una contraddizione, rilevata dallo stesso ufficio studi della Camera che predispone i materiali di lavoro per i parlamentari.
Il decreto usa la seguente formulazione:  “le istituzioni scolastiche costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di ventiquattro ore settimanali”; non si usa l’espressione “devono” ma neppure “possono”.
Nei giorni scorsi, però, il Comitato parlamentare sulla legislazione, incaricato di fornire un proprio parere alla Commissione Cultura che dovrà poi relazionare in aula, in 15 minuti di discussione, ha sciolto il nodo dando parere favorevole sul decreto 137 sotto alcune condizioni.
Rivolgendosi alla Commissione Cultura, il Comitato suggerisce infatti “l’opportunità di chiarire espressamente che la costituzione, da parte delle istituzioni scolastiche, di classi a insegnante unico costituisce un obbligo, come emerge dalla formulazione letterale della norma, e non una facoltà come sembrerebbe invece evincersi dalla relazione illustrativa”.
Va aggiunto che il Comitato ha sollevato qualche perplessità anche sull’articolo 1, quello relativo alla nuova disciplina di studio “Cittadinanza e Costituzione”: il Comitato si chiede infatti “se sia opportuno l’uso dello strumento normativo di rango primario, atteso che l’articolo 7, comma 1, lettera a), della legge n. 53 del 2003 ha sostanzialmente demandato a regolamenti di delegificazione la definizione del nucleo essenziale dei piani di studio scolastici per la quota nazionale”.
Intanto lunedì alle ore 14 scadono i termini per la presentazione in Commissione di eventuali emendamenti al decreto.
Martedì 23 riprenderà, sempre in Commissione Cultura, l’esame del provvedimento che proseguirà fino al giorno 25.
Mercoledì 24 sarà una giornata importante: la Commissione Affari costituzionali dovrà esprimere il proprio parere e lì l’opposizione cercherà di giocare qualche carta (il PD ha già annunciato che intende porre la questione di legittimità costituzionale in quanto non considera urgente e necessario il provvedimento approvato dal Governo).
Nella stessa giornata del 24 arriveranno anche i pareri delle Commissioni XI (Lavoro) e XII (Affari Sociali) mentre non è ancora stata calendarizzata la seduta della Commissione Bilancio.
In ogni caso è già stato stabilito che il decreto andrà in aula il 29 settembre; il voto conclusivo è previsto per il giorno successivo o al massimo per il 1° ottobre.
E’ probabile che l’opposizione cercherà di presentare molti emendamenti in modo da costringere il Governo a porre la questione di fiducia e far uscire allo scoperto i deputati dell’MPA che stanno già facendo ventilare l’ipotesi di voto contrario.
Ma per ora è ancora presto per fare previsioni attendibili.
Reginaldo Palermo

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